«Qualcuno l’ha lasciata lì»: come è morta Emanuela Ruggeri a via del Mandrione


Dopo aver detto alla madre che andava con un’amica a casa di un amico, Emanuela Ruggeri è stata avvistata alla Stazione Malatesta. Un’altra persona ha detto di averla vista al Quarticciolo. Ovvero dove si smercia il crack, il derivato povero dell’eroina. E il giaciglio in cui è stata trovata morta in via del Mandrione era cosparso di vecchi involucri di droga. Per questo la procura di Roma indaga per il reato di morte in conseguenza di altro reato per dare una spiegazione al suo decesso. L’edizione romana di Repubblica ha sentito anche la madre Alessandra Loreti. Che ha negato l’uso di droga da parte della figlia.
L’overdose
Emanuela Ruggeri, 32 anni, romana di Colli Aniene, è morta molto probabilmente venerdì 18 luglio in serata. Alle 16 una testimone l’ha vista sulla banchina della metro C stazione Malatesta. La ragazza è andata davvero a mangiare da un amico lunedì 14: la polizia l’ha rintracciato e ascoltato. Era tornata a vivere a Roma da Torino, dove si era trasferita insieme al fidanzato con cui è stata insieme per 16 anni. «Lei lavorava nella sua azienda agricola, producono frutta e verdura», racconta la madre. Il primo risultato dell’esame autoptico non ha trovato nessuna frattura ossea che possa far pensare a una azione violenta nei suoi confronti. Gli investigatori della Squadra mobile di Roma stanno acquisendo i tabulati telefonici del cellulare. Il telefono non è stato ritrovato.
«Vado al mare»
«Vado al mare», è l’ultimo messaggio inviato martedì alla madre. «Qualcuno le ha fatto del male e poi l’ha abbandonata in quel giaciglio lungo via del Madrione», è convinta Alessandra Loreti, operaia di 59 anni. «Martedì scorso, alle 22.30, mi ha mandato un sms. Ha scritto: “Mamy, mi si sta scaricando il telefono, sono andata al mare. Scusa”. Io le ho domandato: “Stai tornando a casa?”. Ma il cellulare a quel punto le si era già spento, perché non mi è mai arrivata nessuna risposta». A Torino «Lei faceva sia il lavoro di ufficio che quello in campagna. Poi ultimamente aveva lasciato quel ragazzo, che con me non aveva mai legato. Era tornata a Roma e stava cercando di ricostruirsi una vita, cercava un lavoro».
Il giaciglio
Per la madre «di certo qualcuno l’ha portata in quel punto, non credo che sia finita da sola in quel giaciglio lungo via del Mandrione: li ci si arriva solo con la macchina e lei non l’aveva. Mi hanno detto che non aveva ferite addosso, ora spero che la squadra Mobile ci aiuti a capire cosa è successo, chi le ha fatto del male. Dovranno vedere con l’autopsia. Ma ci vorranno giorni per avere i risultati definitivi dell’autopsia, è ancora presto. So solo che mia figlia non si drogava, non aveva motivo per passare in quel punto di Roma. E troppi uomini fanno del male alle donne».