Medicina, niente boom di iscritti dopo l’abolizione del test. I Giovani medici: «Sarà solo un percorso a ostacoli»


Non c’è stato alcun boom. I primi numeri ufficiali delle iscrizioni al nuovo percorso d’accesso a Medicina, quello riformato dopo la svolta voluta dalla ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, parlano chiaro: 64.825 studenti si sono iscritti al semestre filtro che darà accesso ai tre test di dicembre, di cui 54.313 per Medicina e Chirurgia, 6.039 per Medicina Veterinaria e 4.473 per Odontoiatria e Protesi Dentaria. Cifre pressoché identiche a quelle degli ultimi anni, quando si oscillava tra i 63mila e i 65mila candidati. Eppure, questa non è un’edizione come le altre. Il nuovo modello ha segnato la fine del cosiddetto «concorsone», il test d’ingresso a crocette che da decenni selezionava gli aspiranti camici bianchi con un mix di domande scientifiche e culturali.
Cosa cambia
Dal 2025-2026 entrerà pienamente in vigore la riforma Bernini, che supera il test unico a favore di un primo semestre aperto: accesso libero al corso di Medicina dove si studierà chimica, fisica e biologia. Al termine del semestre, ci saranno tre test da 45 minuti sulle materie studiate e si entrerà poi in una graduatoria nazionale. L’idea è quella di formare prima, selezionare poi, lasciando che siano – nelle intenzione della ministra – il merito e il percorso didattico universitario a determinare chi potrà davvero proseguire. Ma la risposta degli studenti è rimasta contenuta. Nessuna impennata, nessuna corsa all’iscrizione. Una calma che sorprende, almeno sulla carta, considerato il peso simbolico della riforma. La rimozione del concorsone non è stata sufficiente da sola a scatenare una rivoluzione negli accessi.
La lettera di Bernini agli studenti: «Siete parte di un cambiamento»
Consapevole dell’importanza storica della svolta, la ministra Bernini ha scritto una lettera aperta ai nuovi iscritti. «Quest’anno, non cominciate solo un percorso personale. Siete parte di un cambiamento importante, legato alla abolizione del test d’ingresso. Non è un dettaglio tecnico. È un cambio di paradigma. Si passa dalla selezione alla formazione. Da un quiz a crocette al coraggio di investire davvero sul talento», scrive la ministra. «L’università torna ad essere quello che deve essere: una palestra di crescita, non un muro da scavalcare. Un luogo che vi accoglie, vi ascolta, vi prepara. Non una porta sbattuta in faccia. I professori, si riappropriano della propria missione: accogliere, non respingere, formare non selezionare», aggiunge. Ma non finisce qui. «È vero: sarete in tanti. Ma in un Paese che ha ancora uno dei tassi di laureati più bassi d’Europa, questo non è un problema. È un segnale di coraggio. E se servirà un’aula in più, si aprirà. Se ci sarà bisogno di un corso in più al pomeriggio, si attiverà».
La replica dei Giovani medici a Open: «Questo sistema manda gli studenti in burnout»
A smorzare l’entusiasmo della ministra è Antonio Cucinella, presidente dei Giovani Medici per l’Italia: «La ministra parla di un sistema universitario che “attiverà corsi o aule se servirà”, ma questi servono già da ora, e non per questi 64mila. Più che una “palestra di crescita”, sarà un percorso a ostacoli», dichiara a Open. «Questa lettera la trovo sinceramente atroce. Toni semplicistici, che non prospettano agli studenti quella che sarà realmente la situazione: difficoltà nel seguire le lezioni, valutazioni non oggettive, poca possibilità di essere seguiti davvero dai docenti. Il mancato boom di iscritti, d’altronde, fa già intuire che gli studenti hanno capito che non si trattava di una vera abolizione del test». La posizione dell’associazione è chiara: contrarietà al numero aperto, che secondo Cucinella dovrebbe essere programmato sulla base delle reali capacità del sistema formativo e dei bisogni del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). «Aumentare in questo modo i posti fa male al Ssn, perché questi futuri medici rischieranno la disoccupazione o di dover emigrare all’estero per avere lavoro». Critiche arrivano anche al nuovo modello di selezione: «Questo semestre-filtro è un test allungato, un modello francese all’italiana, che ha già dimostrato in Francia di aumentare burnout e problemi psicologici agli studenti. La competizione si sposta nei corridoi dell’università, senza migliorare la qualità della selezione. E gli esami del semestre filtro saranno valutati da professori diversi, questo fa venire meno l’oggettività, che invece c’era con il test unico, e il rischio di favoritismi e raccomandazioni è dietro l’angolo».