La Consulta stoppa il tetto a 240mila euro per manager pubblici e alti magistrati. Ora Meloni dovrà fare una nuova legge


Il tetto fisso a 240mila euro per i dipendenti pubblici (cioè soprattutto manager e alti magistrati) è incostituzionale. Lo ha stabilito oggi la Consulta, invitando però la premier Giorgia Meloni a scrivere un nuovo decreto della presidenza del Consiglio che parametri questo tetto allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, come avveniva prima del 2014.
Come funzionava il tetto
Come si legge nelle motivazioni della sentenza emessa oggi, 28 luglio, il limite massimo retributivo era stato introdotto con il decreto-legge n. 201 del 2011, per tutti coloro che ricevono stipendi o emolumenti dalle finanze pubbliche, parametrandolo al compenso del primo presidente della Corte di cassazione. Poi però, il decreto legge n. 66 del 2014- il presidente del consiglio di allora era Matteo Renzi – stabiliva che il “tetto retributivo” dovesse essere fisso, il che riduceva significativamente lo stipendio di alcuni magistrati e alti dirigenti (il comunicato della Consulta però parla solo dei magistrati). La decisione, dicono i giudici delle leggi, era legata alla straordinaria emergenza economica ed era quindi pensata per essere temporanea.
La decisione
Ora che l’emergenza economica non è più ai livelli di allora, scrivono dalla Consulta, quella regola non vale più ma il presidente del Consiglio, se lo ritiene, potrà fare un nuovo decreto per fissare il limite collegandolo nuovamente allo stipendio del primo presidente della Cassazione. Gli stipendi che erano stati ridotti, però, non andranno restituiti.