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Ucraina, missili su un istituto penitenziario: almeno 17 morti. La Russia fa spallucce a Trump: «L’ultimatum? Dicci da che parte stai»

29 Luglio 2025 - 12:56 Ugo Milano
ucraina missili cremlino trump ultimatum
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Mosca accusa Washington di aver raffreddato la normalizzazione dei rapporti tra le due potenze. Zelensky denuncia: «Parlano di pace ma gli omicidi continuano»

La pioggia di missili e bombe russi sull’Ucraina non dà cenno di cessare. Nelle ultime 24 ore, 22 persone sarebbero state uccise e 85 rimaste ferite in una serie di raid su 73 città e villaggi distribuiti in tutto il Paese. Diciassette vittime e almeno 40 feriti sarebbe il tragico bilancio di un attacco contro un istituto penitenziario nella regione di Zaporizhzhia, come ha annunciato il capo dell’amministrazione militare regionale Ivan Fedorov su Telegram. Un intensificazione dell’offensiva che, secondo la lettura del presidente ucraino, sarebbe una reazione alla «posizione molto chiara» che il presidente americano Donald Trump ha espresso ieri riguardo alla condotta del Cremlino, accusato di «perdere tempo».

L’accusa di Zelensky: «La Russia spreca il tempo del mondo e continua a uccidere»

Da 50 a 10-12 giorni, il tempo che Donald Trump ha lasciato a Mosca per rassegnarsi al cessate il fuoco è diminuito drasticamente durante la giornata di ieri. Un buon segno per Kiev, seguito poche ore dopo da intensi raid sul Paese: «La leadership russa sta sprecando il tempo del mondo parlando di pace e allo stesso tempo uccidendo persone», ha ribadito Zelensky. «Tutti hanno bisogno di tranquillità nelle relazioni internazionali e di prevedibilità nella vita. Tutti, tranne la Russia». L’accusa mossa da Kiev al Cremlino è semplice: sono mesi che il presidente russo Vladimir Putin si oppone a una tregua. La soluzione, a questo punto, sembra essere una sola: «Bisogna costringerli a porre fine agli omicidi con una pressione sanzionatoria molto dura. La pace è possibile, ma solo quando la Russia cesserà la guerra che lei stessa ha iniziato».

Le accuse del Cremlino: «Non capiamo da che parte sta Washington»

Dal Cremlino fanno finta di non sentire. L’ultimatum americano di 10-12 giorni sembra una comunicazione come tante, di cui la leadership «ha preso nota». Anzi, è il portavoce Dmitry Peskov a ribadire, quasi incredulo, che Mosca sta continuando nel suo «impegno nel processo di pace per garantire i suoi interessi». Pur avendo riconosciuto la difficoltà nei negoziati, Peskov ha puntato il dito contro gli Stati Uniti e contro il «rallentamento» della normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi: «Washington non sta andando né qui né là. Mentre noi siamo interessati a una maggiore dinamica».

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