L’Italia chiede all’Ue i prestiti per le spese militari, il sì di Meloni: «14 miliardi in 5 anni, ma non tocchiamo il Patto di Stabilità»


L’Italia chiederà di accedere ai prestiti Safe messi a disposizione dall’Ue nell’ambito del programma ReArm Europe per aumentare le spese militari. È quanto avrebbe deciso il governo Meloni in un vertice nella tarda serata di martedì, secondo quanto riportano questa mattina diversi quotidiani. Per mesi l’esecutivo – per bocca in primis del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – era rimasto freddo sull’idea di aumentare l’indebitamento estero per l’aumento delle spese militari reso indifferibile dagli shock geopolitici. La stessa premier Giorgia Meloni nel firmare l’impegno all’aumento delle spese in difesa sino al 5% al vertice Nato dell’Aja aveva assicurato che «non un euro sarà tolto al welfare». I nodi sul come far quadrare i conti sono però venuti al pettine e, complice la scadenza per richiedere alla Commissione Ue di accedere a Safe (alla mezzanotte di oggi, 30 luglio), l’esecutivo pare aver rotto gli indugi. Rientrata dal vertice sulla sicurezza alimentare in Etiopia, Meloni ha riunito i suoi ministri e più stretti consiglieri: per fare il punto sull’impatto dei dazi Usa, certo, ma anche per dare il via libera alla richiesta di prestiti per spese militari.
Le richieste del governo all’Ue e il nodo del debito pubblico
Secondo Repubblica la lettera del governo alla Commissione con la richiesta sarebbe stata inviata nella notte: si attendono ora comunicazioni ufficiali da parte dell’esecutivo sui contenuti. Fonti di Palazzo Chigi hanno fatto filtrare però che si punterebbe a «prenotare» sino a 14 miliardi di euro di fondi per i prossimi 5 anni: prestiti da ripagare con rate diluite entro 45 anni. Il tutto, si precisa, non dovrebbe impattare sul Patto di stabilità. Altrimenti detto, il governo non dovrebbe richiedere contestualmente l’attivazione della clausola di salvaguardia sul rispetto delle regole Ue su debito e deficit. Resta da capire come ciò sarà possibile, anche nel quadro della prossima legge di bilancio. La Commissione stessa d’altronde ieri aveva fatto capire che all’approssimarsi della scadenza diversi Paesi avrebbero rotto gli indugi e chiesto di attivare i prestiti Safe, oltre ai 9 che già lo hanno fatto nei mesi scorsi, ossia Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Spagna, Finlandia, Lituania, Repubblica Ceca, Spagna e Ungheria. Nel complesso, sono 150 miliardi di euro i fondi che l’Ue ha stanziato per Safe nell’ambito del programma di riarmo (poi ribattezzato “Readiness Europe”) presentato lo scorso marzo da Ursula von der Leyen e poi adottato dai 27 Stati membri.