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Scandalo Equalize, niente arresti domiciliari per Pazzali. Gli spiati sono 650. Arriva la chiusura delle indagini

31 Luglio 2025 - 10:52 Alba Romano
Confermato il grave quadro indiziario. Spunta l'ipotesi del secondo filone dell'inchiesta: che coinvolgerebbe anche alcune vittime che, per problemi personali, si sarebbero rivolte all'agenzia investigativa. C'è anche un primo patteggiamento

Il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il ricorso dei pm, contro il no del gip, che avevano insistito per gli arresti domiciliari per Enrico Pazzali, ex titolare dell’agenzia di investigazione Equalize ed ex presidente di Fondazione Fiera Milano, indagato nell’inchiesta sui dossieraggi illegali con accessi abusivi alle banche dati. La decisione, confermata da Ansa, arriva dopo oltre 4 mesi. L’udienza era stata il 19 marzo. I giudici di Milano hanno disposto gli arresti domiciliari solo per l’immobiliarista romano Lorenzo Sbraccia, già ai domiciliari in un altro filone dell’inchiesta. E hanno, comunque, riconosciuto il «grave quadro indiziario» prospettato dai pm per tutti gli indagati, tra cui lo stesso Pazzali. Non necessarie, però, le misure cautelari.

Circa 650 spiati

Per lo scandalo Equalize è stato notificato a 15 indagati l’avviso di conclusione delle indagini. Uno di loro ha patteggiato. Questo, per gli inquirenti è già un segno che sull’agenzia investigativa, di cui era socio di maggioranza l’allora presidente della Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali e Samuele Calamucci e Carmine Gallo (l’ex poliziotto morto di infarto il 9 marzo scorso), i reati ipotizzati in associazione per delinquere, accesso abusivo ai sistemi informatici, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio hanno basi solide. La notizia della chiusura dell’inchiesta è riportata oggi sul Corriere della Sera. Uno degli arrestati, Giulio Cornelli, tramite i suoi legali ha concordato con il pm Francesco De Tommasi di patteggiare a 3 anni e 10 mesi l’associazione a delinquere (come partecipe, non più come promotore). Gli intercettati dal presunto sistema sono 650.

L’ipotesi del secondo filone

L’avviso di chiusura delle indagini è firmato anche dai pm Antonello Ardituro e Barbara Sargenti applicati dal procuratore nazionale antimafia Gianni Melilio. E si potrebbe concretizzare, secondo la testata, anche un secondo filone, se saranno inserite anche alcune “vittime” che hanno chiesto all’agenzia, per vicende personali, un dossier che ha portato all’accesso alle banche dati. Tra questi l’imprenditore Leonardo Maria DelVecchio (figlio del defunto patron di Luxottica), i fratelli Matteo e Fabio Arpe, e manager di aziende come Erg e Heineken. Discorso a parte, precisa il Corriere, merita Calamucci, per aver ricevuto dall’ex carabiniere del Ros milanese Vincenzo De Marzio una pendrive con l’archivio storico del reparto. All’interno file estrapolati dallo Sdi e atti giudiziari, atti di polizia amministrativa e varia documentazione. Tra queste anche qualche atto «classificato dall’Aisi» (servizio segreto interno). Quindi coperto da segreto di Stato.


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