«L’ho fatto a pezzi io», la confessione di Lorena Venier sull’omicidio del figlio. L’errore della calce che inguaia lei e la moglie


La madre e la moglie di Alessandro Venier avevano già organizzato tutto: volevano uccidere il 35enne, smembrarne in tre parti il corpo e nascondere il cattivo odore immergendolo dentro a calce viva in un cassonetto. Tanto che la 30enne Mailyn Castro Monsalvo e la 61enne Lorena Venier avevano già acquistato la calce prima di commettere l’omicidio: questa l’ipotesi che ha spinto la procura di Udine a contestare alle due ree confesse l’aggravante della premeditazione. Lo ha annunciato il procuratore aggiunto Claudia Danelon, in attesa che domani – sabato 2 agosto – si tenga l’udienza di convalida degli arresti.
La ricostruzione ancora in corso e il malore della moglie di Venier
La dinamica dell’omicidio è ancora tutta da ricostruire: «Non possiamo asserire se ci siano state responsabilità preponderanti nel delitto di un’indagata rispetto all’altra», ha detto Danelon parlando ad Ansa. Poco prima, era stato interrotto l’interrogatorio della moglie di Alessandro Venier a causa di un malore accusato dalla 30enne. La donna, originaria della Colombia, sarebbe stata trasportata in ambulanza dal carcere di Udine al pronto soccorso più vicino: le sue condizioni non sarebbero gravi. «La mia assistita era apparsa confusa e spaesata, una condizione che avrebbe reso comunque impossibile un interrogatorio», ha spiegato la sua legale Federica Tosel.
L’ammissione della madre: «L’ho fatto io, è mostruoso»
«Sono stata io, e so che ciò che ho fatto è mostruoso». Così, con parole che non lasciano spazio all’equivoco, Lorena Venier, 61 anni, ha confessato davanti al magistrato l’omicidio del figlio Alessandro, 35 anni, ritrovato ucciso e fatto a pezzi nella casa di famiglia a Gemona, in provincia di Udine. Il racconto shock è arrivato ieri sera, giovedì 31 luglio, durante un lungo interrogatorio condotto dal sostituto procuratore di Udine, Giorgio Milillo. La donna, secondo quanto riferito dal suo avvocato Giovanni De Nardo, era «visibilmente scossa» mentre forniva una ricostruzione dettagliata dell’accaduto. Ha ammesso le proprie responsabilità, parlando di un gesto «in contrasto con qualsiasi regola naturale», compiuto — ha precisato — insieme alla convivente del figlio, Marilyn Castro Monsalvo, 30 anni.
Il delitto avvenuto giorni prima: «Mailyn era la figlia che non ho mai avuto»
Dalle dichiarazioni rese da Lorena Venier, il delitto sarebbe avvenuto la notte tra venerdì 25 e sabato 26 luglio, quindi circa una settimana prima della confessione. Secondo gli inquirenti, non ci sarebbe stato un evento preciso o una lite esplosiva a scatenare la violenza. Il movente, riferisce la difesa, è stato spiegato in sede di interrogatorio, ma al momento resta riservato, così come i dettagli sulle modalità dell’uccisione. «Mailyn è la figlia femmina che non ho mai avuto», avrebbe detto la 61enne agli inquirenti. Una pista che gli inquirenti batteranno per determinare se possa fornire una spiegazione del gesto efferato. Secondo quanto emerso, non risultano coinvolte terze persone oltre alle due donne che convivevano con Alessandro nell’abitazione. «Ha escluso completamente il coinvolgimento di soggetti esterni — ha confermato il legale — e ha ricostruito passo dopo passo la dinamica degli eventi». Dopo aver ucciso il figlio, Lorena Venier si sarebbe sempre presentata regolarmente sul posto di lavoro al Distretto sanitario di Gemona, dove lavorava come infermiera con incarichi di coordinamento.