Netanyahu alla guerra totale con Hamas: «Vuole occupare l’intera Striscia di Gaza». La svolta (col sì di Trump) dopo i video degli ostaggi scheletrici


Il premier israeliano Benjamin Netanyahu vuole espandere ulteriormente l’offensiva militare a Gaza. Obiettivo: «Occupare l’intera Striscia». È quanto sostengono alti funzionari vicini al premier citati dalla testata israeliana Ynet. Sull’ultimo rilancio in chiave militare Netanyahu sarebbe pronto a sfiduciare perfino il capo di stato maggiore dell’esercito da lui nominato solo pochi mesi fa. «Ci saranno operazioni anche nelle aree in cui sono detenuti gli ostaggi. Se il capo di stato maggiore non è d’accordo, può dimettersi», hanno segnalato infatti le stesse fonti. La svolta arriva dopo che gli ultimi tentativi guidati dagli Usa di arrivare a un cessate il fuoco si sono per l’ennesima volta risolti in un nulla di fatto, a quanto risulta a causa del no di Hamas alle condizioni previste, e dopo che gli stessi miliziani di Hamas e Jihad islamica hanno diffuso due video di ostaggi israeliani in condizioni disperate, scheletrici. Era stato lo stesso Netanyahu ad anticipare d’altronde l’intenzione di convocare a giorni il governo per dare indicazioni all’esercito su «come procedere nello sforzo di guerra per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati».
Le divisioni in Israele e quelle internazionali
La risposta pare dunque un ulteriore rilancio “totale”, con buona pace di chi – anche all’interno dell’esercito – mette in guarda contro il rischio che un allargamento delle operazioni militari possa di fatto condannare a morte gli ostaggi ancora in vita. Già in passato Hamas ha ucciso a sangue freddo alcuni ostaggi quando ha realizzato che l’Idf era in dirittura d’arrivo nei siti dove erano detenuti. D’altronde Netanyahu ha dalla sua parte i ministri più a destra della coalizione, gli oltranzisti Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, ma sul piano internazionale – sempre secondo Ynet – lo stesso Donald Trump, che avrebbe dato a Netanyahu il via libera per lanciare l’operazione militare «definitiva» contro Hamas dopo aver toccato con mano la riluttanza dei miliziani a concludere qualsiasi accordo. Se procederà su questa strada, il governo israeliano rischia però di entrare in rotta di collisione ancor più diretta con un numero crescente di Paesi occidentali che gli chiedono invece di fermarsi di fronte alla crisi umanitaria a Gaza, pronti a riconoscere unilateralmente lo Stato palestinese per fare pressione in questo senso.