Venezia mette d’accordo Pd e Lega: perché (e come) potrebbe diventare una città autonoma, come Roma capitale


Lega e Partito Democratico, storici avversari e divisi su quasi tutti i fronti programmatici, sembrano trovare un insolito terreno d’intesa (almeno a parole) sull’autonomia delle grandi città italiane. Al centro del confronto c’è Venezia, con la proposta di trasformarla in città autonoma, sul modello di Roma Capitale. Proprio oggi, 7 agosto, i dem hanno depositato al Senato un disegno di legge costituzionale per riconoscere alla città lagunare questo “status speciale”. Una battaglia sostenuta anche da esponenti del centrodestra, tra cui il governatore uscente del Veneto, Luca Zaia, che proprio pochi giorni fa in un’intervista al Corriere, dopo il via libera del Cdm al ddl per Roma Capitale, ha esortato l’Esecutivo ad estendere la condizione di città stato ad altri grandi centri italiani come Milano e Venezia. Il Pd ha però battuto sul tempo il Carroccio, depositando il ddl a firma di Andrea Martella, senatore nonchè segretario regionale del Pd del Veneto. Ma dalla Lega a Palazzo Madama c’è apertura: «Condivido lo spirito della proposta», dichiara ad Open il senatore Paolo Tosato, vicepresidente della commissione Affari costituzionali.
Un proprio statuto e potestà legislativa
Per il senatore Andrea Martella, «molti sono i problemi che affliggono Venezia» la popolazione residente diminuisce ogni anno, vittima di una rendita immobiliare senza limiti, di un turismo di massa incontrollato e di un’economia dominata dalla monocultura turistica. Per questo è «necessario un salto di qualità istituzionale», dotando il Comune degli strumenti adeguati per progettare e governare il proprio futuro. La proposta di legge, che modifica l’articolo 114 della Costituzione, chiede che il Comune di Venezia diventi ente autonomo, con un proprio statuto e la potestà legislativa in materie chiave come trasporto pubblico locale, polizia amministrativa, governo del territorio, commercio, valorizzazione dei beni culturali e ambientali, attività culturali, turismo, artigianato, servizi sociali, edilizia residenziale pubblica e organizzazione amministrativa.
«Vedremo in Parlamento chi sarà davvero disposto a votarla»
«Si tratta della traduzione legislativa della proposta di statuto speciale avanzata oltre un mese fa dalle forze politiche e civiche alternative alla destra», puntualizza Martella. «Un’iniziativa che nasce da un percorso reale, radicato nella città, e non da estemporanei appelli o da uscite tardive come quelle del sindaco Brugnaro e del presidente Zaia, arrivate dopo anni di inerzia». Il senatore lancia poi una sfida alle forze politiche locali e nazionali: «Vedremo in Parlamento, quando si avvierà l’iter, chi tra quelli che oggi si dicono favorevoli sarà davvero disposto a votare questa riforma. Basta interviste e dichiarazioni inconcludenti: è il momento della responsabilità». E si dice «aperto al confronto».
Lega: «Raccogliamo il consenso di una maggioranza trasversale»
La Lega, che a questo punto non può più rivendicare la primogenitura sull’idea, coglie la palla al balzo e apre al dialogo. «Venezia è una città unica, non solo in Italia ma nel mondo, e merita un ordinamento speciale per la sua salvaguardia e valorizzazione», commenta il senatore leghista Paolo Tosato. «Credo ci siano le condizioni per confrontarci su un testo che possa raccogliere il consenso di una maggioranza ampiamente trasversale».