Israele, ok all’occupazione di Gaza: «Svuotiamo la città entro il 7 ottobre 2025»


Il gabinetto di sicurezza del governo di Israele ha approvato dopo dieci ore di discussione la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di conquistare Gaza city. Lo riferisce un alto funzionario a Channel 12. L’operazione richiederà l’evacuazione dell’area in cui attualmente vive circa un milione di abitanti della Striscia. Un alto funzionario israeliano ha spiegato che l’operazione che l’Idf preparerà riguarda solo Gaza City: «L’obiettivo è evacuare tutti i residenti della città verso i campi profughi centrali e altre aree entro il 7 ottobre 2025 (data del secondo anniversario del massacro di Hamas nel sud di Israele). Verrà imposto un assedio ai terroristi rimasti nella zona e nel frattempo l’esercito manovrerà dentro la città».
7 ottobre 2025
Il premier e il ministro della Difesa Israel Katz sono stati autorizzati ad approvare il piano operativo definitivo dell’Idf. L’ufficio del premier ha rilasciato un comunicato: «L’Idf si preparerà a prendere il controllo della città di Gaza, garantendo assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento. La maggioranza assoluta dei ministri del gabinetto ha ritenuto che il piano alternativo presentato non avrebbe portato né alla sconfitta di Hamas, né al ritorno degli ostaggi». Una nota di Netanyahu chiarisce che sono cinque gli obiettivi dell’occupazione di Gaza City: «Smantellamento dell’arsenale di Hamas, ritorno di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti; smilitarizzazione della Striscia di Gaza; controllo della sicurezza da parte di Israele sulla Striscia; istituzione di un’amministrazione civile alternativa, che non sia né Hamas né l’Autorità Palestinese».
L’occupazione di Gaza City
Il riferimento al piano alternativo dovrebbe essere legato alla proposta presentata dal Capo di Stato Maggiore delle Idf, Eyal Zamir, che aveva espresso la sua opposizione all’occupazione della Striscia di Gaza. Nella dichiarazione dell’ufficio del premier israeliano si evidenzia, quindi, che l’operazione riguarderà Gaza City dove attualmente risiedono circa 800mila abitanti. Proprio a Zamir è attribuito un virgolettato: «Non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che sposteremo a Gaza. Sarà tutto estremamente complesso. Propongo di rimuovere l’obiettivo del ritorno degli ostaggi tra gli obiettivi della guerra». Secondo Netanyahu il controllo di Gaza sarà successivamente trasferito a una forza araba. Hamas ha fatto sapere che chiunque arriverà sarà considerato forza occupante.
Lo scontro tra Netanyahu e Zamir
I funzionari israeliani hanno descritto un precedente incontro di questa settimana con il capo dell’esercito come teso, affermando che il capo militare Zamir aveva respinto l’espansione della campagna israeliana. Due fonti governative hanno affermato che qualsiasi risoluzione del gabinetto di sicurezza dovrebbe essere approvata dall’intero gabinetto, che potrebbe non riunirsi prima di domenica. Tra gli scenari presi in considerazione in vista della riunione di sicurezza c’è una presa di controllo graduale di aree di Gaza non ancora sotto controllo militare, ha affermato una delle fonti, parlando a condizione di anonimato. Potrebbero essere emessi avvisi di evacuazione per i palestinesi in aree specifiche di Gaza, potenzialmente dando loro diverse settimane di tempo prima dell’arrivo dell’esercito, ha aggiunto la fonte.
Il controllo totale del territorio
Il controllo totale del territorio annullerebbe una decisione presa da Israele nel 2005, con la quale aveva ritirato cittadini e soldati israeliani da Gaza, pur mantenendo il controllo sui suoi confini, sullo spazio aereo e sui servizi pubblici. I partiti di destra attribuiscono a questa decisione di ritiro la presa del potere del gruppo militante palestinese Hamas nelle elezioni del 2006. Hamas, in una dichiarazione, ha definito le scelte di Netanyahu «un palese colpo di stato» contro il processo negoziale. «I piani di Netanyahu di espandere l’aggressione confermano senza ombra di dubbio che egli cerca di sbarazzarsi dei suoi prigionieri e sacrificarli», si legge nella dichiarazione. I paesi arabi «sosterrebbero solo ciò che i palestinesi concordano e decidono», ha dichiarato a Reuters una fonte ufficiale giordana, aggiungendo che la sicurezza a Gaza dovrebbe essere gestita attraverso «legittime istituzioni palestinesi».
La proposta dell’Egitto
All’inizio di quest’anno, Israele e gli Stati Uniti hanno respinto una proposta egiziana, sostenuta dai leader arabi, che prevedeva la creazione di un comitato amministrativo di tecnocrati palestinesi indipendenti e professionisti, incaricato del governo di Gaza dopo la guerra. I sondaggi d’opinione mostrano che la maggior parte degli israeliani desidera che la guerra finisca con un accordo che preveda il rilascio degli ostaggi rimasti. Giovedì sera fuori dall’ufficio del primo ministro a Gerusalemme centinaia di manifestanti hanno protestato contro l’espansione della guerra, chiedendo la fine immediata della campagna militare in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi. I manifestanti hanno esposto cartelli con i volti degli ostaggi ancora detenuti a Gaza ed hanno espresso profonda frustrazione per la gestione della crisi da parte del governo. Ci sono ancora 50 ostaggi detenuti a Gaza, di cui 20, secondo i funzionari israeliani, sono vivi.