Inseguito, insultato e picchiato da un tassista, la notte da incubo di un autista Uber a Milano: «Sono vivo solo perché potevo essere suo padre»


«Ha urlato che non mi avrebbe ammazzato solo perché potevo essere suo padre», è il racconto di E.M., 60 anni, autista Uber che ha denunciato di essere stato inseguito, insultato e poi picchiato da un tassista. La ragione? Aver fatto salire a bordo della sua auto due donne straniere che avevano regolarmente prenotato la corsa tramite l’applicazione. Dopo l’accaduto, l’uomo è stato costretto a recarsi al pronto soccorso del San Raffaele a causa delle lesioni riportate, guaribili, secondo l’ospedale, in 60 giorni. Che tra le due categorie non corra buon sangue da tempo è noto, ma questo episodio non fa altro che riaccendere tensioni mai del tutto sopite.
Gli insulti e le minacce, poi l’inseguimento
È la notte del 26 luglio, poco prima delle 3, E.M., si ferma con la sua Mercedes Classe A in piazza Luigi di Savoia, accanto alla Stazione Centrale. Due turiste straniere lo hanno appena prenotato tramite l’app Uber. Mentre le aiuta a salire e a sistemare i bagagli, racconta nella querela presentata tramite il suo legale, l’avvocato Andrea Parisi, due tassisti lo avvicinano e cominciano a insultarlo e minacciarlo. Una volta fatte salire le due donne, per evitare problemi, l’uomo decide di partire subito. Ma poco dopo, lungo viale Monza, si accorge di essere seguito dagli stessi taxi. «Uno mi si è affiancato gridando di fermarmi e, in prossimità di un semaforo, è sceso dalla propria autovettura cercando di aprire la portiera della mia», si legge nella querela. «Sono ripartito immediatamente e il tassista mi ha rincorso nuovamente tentando di tagliarmi la strada». Nonostante ciò che stava accadendo, l’autista è riuscito a portare le due clienti, a quel punto «terrorizzate», a destinazione.
L’aggressione da parte del tassista
Il peggio, però, arriva quando si ferma per scaricare i bagagli: uno dei tassisti lo raggiunge e lo colpisce con pugni e calci, facendolo cadere a terra. L’uomo riesce a chiamare il 112 e a fotografare il taxi dell’aggressore, che però lo colpisce di nuovo e gli strappa il telefono. Il tassista pretendeva poi che il 60enne registrasse un video in cui si assumeva la colpa di tutto e che dicesse di «essere un infame». È stato l’intervento della polizia a mettere fine all’incubo. Gli agenti hanno recuperato il cellulare e identificato il presunto aggressore: un trentenne nato a Napoli, V.C., che adesso dovrà fare i conti con una denuncia.