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Manda 70 vocali su Whatsapp in mezz’ora, la raffica dopo una lite a Napoli: condannata per molestie

17 Agosto 2025 - 11:23 Giulia Norvegno
Vocali Whatsapp
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Alla donna napoletana è stata sospesa la pena di un mese di carcere. La lite per una casa per le vacanze contesa con altri famigliari: la decisione del tribunale di Torre Annunziata

Poco importa se il fatto può essere considerato di lieve entità: per un giudice di Torre Annunziata insistere nell’inviare ben 70 messaggi vocali via Whatsapp in poco più di mezz’ora vale una condanna. Una donna della provincia di Napoli è stata giudicata colpevole di molestie e disturbo alla persona, con una condanna di un mese di reclusione, con pena sospesa.

La lite in famiglia che ha scatenato tutto

I fatti risalgono ad agosto 2021 a Striano, dove una famiglia si è trovata al centro di una disputa per l’uso di un immobile. Come riporta Il Mattino, il padre della vittima aveva concesso ai suoi figli l’utilizzo della casa a turno nel periodo estivo, ma quella estate sono nate tensioni quando il fratello della donna ha deciso di andare nell’abitazione nel periodo che, secondo la denuncia, spettava alla sorella. L’imputata era la compagna del fratello della vittima e, proprio da quel litigio familiare, è maturato il contesto che ha portato alla raffica di messaggi molesti.

Il bombardamento di vocali dal telefono del figlio

La sera del litigio, dalle ore 21.28 alle 22.03, l’imputata ha inviato alla cognata ben 70 messaggi vocali dal contenuto minatorio e offensivo. Una vera e propria raffica di comunicazioni utilizzando il telefono del figlio, con espressioni aggressive e minacce attraverso le quali rivendicava, per conto del compagno, i diritti di proprietà sull’immobile. Il dibattimento ha confermato l’ipotesi accusatoria: 70 messaggi vocali concentrati in circa mezz’ora, tutti dal contenuto molesto e persecutorio nei confronti della vittima.

La sentenza: niente attenuanti per la «lieve entità»

Il giudice del Tribunale di Torre Annunziata ha respinto ogni possibile attenuante legata alla presunta lieve entità dei fatti. Nella motivazione della sentenza si legge: «Non sussiste la lieve entità dei fatti in ragione della reiterazione della condotta, sebbene nell’ambito di un ristretto arco temporale, che ha dato luogo ad un contesto offensivo non riconducibile nell’alveo della lieve entità».

Foto di appshunter.io su Unsplash

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