Stromboli e l’invasione delle caprette: «Te le ritrovi anche nel letto. Si mangiano tutto e muoiono in giardino, poi tocca a noi cittadini seppellirle»


«Devono portarle via o abbatterle: o loro o noi». Le caprette di Stromboli contro gli abitanti del piccolo villaggio di Ginostra, è una vera lotta per la sopravvivenza. I numeri sono impari e impietosi: duemila animali contro una quarantina di persone, che d’estate diventano circa cento. Locali e turisti si concentrano nei loro centri abitati, le caprette sono ormai ovunque. Sono scese dalle pendici del vulcano e hanno invaso ogni anfratto dell’isola e delle case, mangiando tutto ciò che si trovano davanti: arbusti, bacche, corteccia di ulivo, piante di cappero. «La situazione è diventata assai impegnativa», spiega a Repubblica Gianluca Giuffrè, coordinatore del Comitato per Ginostra. «La notte qui si dormiva con le porte aperte, ora ti ritrovi le capre sul letto».
L’invasione delle capre e le minacce ai turisti: «Ci spingevano verso lo strapiombo»
È iniziato tutto nel secondo Dopoguerra, quando le prime due caprette erano state portate sull’isola per poter essere lì allevate. In quasi ottant’anni il numero di animali si è moltiplicato all’ennesima potenza, lasciando gli abitanti inermi. «La mia casa ha tre terrazzamenti, attorno un uliveto storico. Che adesso le capre minacciano di distruggere», racconta Daniela Simoncini. «Devastano le piante di cappero, gli uliveti, ci entrano in casa, ce le ritroviamo nei patii, sulle terrazze». Scendono fino in spiaggia, sbucano in branco all’improvviso da vicoli e circondano i turisti: «Stavamo andando al mare e ci siamo trovati accerchiati da decine di capre», raccontano Anna e Marco. «Avevamo lo strapiombo della scogliera alle spalle e gli animali che ci spingevano indietro. Siamo riusciti a mantenere il sangue freddo e a fuggire via. Non senza paura».
Le capre morte e il costo per i cittadini
Non si tratta solo di un’invasione con rischi per la vegetazione. Nelle ultime settimane numerose carcasse di capre sono state rinvenute in giardini di abitazioni, sollevando un problema sanitario non di poco conto: «Vengono qui a morire, e tocca a noi privati cittadini rimuoverle e seppellirle», denuncia indignata Daniela Simoncini. Eppure da gennaio esiste un piano sanitario: «Prevede l’abbattimento di una quota di animali e il trasferimento di altri, poi non se n’è fatto nulla perché al sindaco Riccardo Gullo non sembrava un’emergenza. Ora pare che abbia cambiato idea»», spiega Gianluca Giuffrè. «Il sindaco mi aveva inviato un’ordinanza in cui mi si intimava di provvedere al seppellimento della capra morta nella mia proprietà e a ricoprirla di calce. Cento euro. E altri cento per un’altra morta in un terreno vicino che non si sa di chi sia».