Genova, Elton Bani morto con quattro scariche di taser. Il racconto del vicino: «Era disarmato, bastava calmarlo. Poi quel gesto, ha dato di matto»


Quattro scariche elettriche hanno colpito Elton Bani, 41 anni, residente a Genova. Poco dopo il suo cuore ha smesso di battere. È morto domenica 17 agosto, nel pomeriggio, nella sua abitazione di via 4 Novembre a Manesseno, frazione di Sant’Olcese, nell’entroterra del capoluogo ligure. Secondo quanto riporta il Secolo XIX la Procura di Genova ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Due carabinieri sono indagati. L’uomo, di origini albanesi, viveva da anni in Italia e lavorava come muratore. Era seguito dal Sert per tossicodipendenza e aveva avuto precedenti penali. Proprio per questo stava beneficiando della misura della messa in affidamento nell’azienda del fratello, con cui viveva e con il quale seguiva cantieri tra Chiavari e Rapallo.
L’intervento delle forze dell’ordine
Domenica i vicini hanno chiesto aiuto, dopo averlo visto rientrare dopo le 23 in macchina in stato confusionale. Dapprima sul posto è arrivato il 112, ma non riuscendo a calmarlo, è stato richiesto l’intervento delle forse dell’ordine. Quando i militari sono arrivati, hanno trovato Bani fuori controllo. Avrebbe reagito con violenza, rifiutandosi di farsi identificare. Uno dei carabinieri ha impugnato il taser. Il primo colpo non ha avuto effetto. È scattata così una seconda scarica, poi una terza. L’uomo continuava a muoversi. È seguito un quarto impulso, a contatto diretto, perché la pistola elettrica non aveva più cartucce. Le scariche, ravvicinate, hanno provocato un crollo improvviso. L’ipotesi è quella di scompenso cardiaco provocato dalle scosse.
Il racconto del vicino: «Non si può morire così, bastava calmarlo»
Thione Diongue, dell’interno 9 è vicino di casa a Elton Bani, detto “Flori”. Ha visto tutto, dall’arrivo dei primi soccorsi alla morte. E al Secolo XIX racconta: «Non si può morire così. Non ci ho dormito la notte. Bastava calmarlo. Non aveva un coltello in mano, non stava picchiando nessuno. Non stava bene, vero, sembrava un po’ fuori. Ma non meritava di morire. Si vedeva che aveva preso qualcosa, magari cocaina, alcol, non lo so. Ma questo non autorizza a scaricare quattro volte un taser su una persona. So cosa ho visto e ho visto questo. In un’ora è stato l’inferno». Secondo quanto raccontato da Diongue una mossa dei carabinieri lo avrebbe mandato in escandescenza. «Servono telecamere sulle divise così si saprebbe subito cos’è avvenuto era alterato. Faceva a zig zag con l’auto qui davanti prima che arrivassero le pattuglie. Finché c’era solo la prima la situazione era ancora tranquilla. Poi l’arrivo dei rinforzi: era seduto sui gradini, stava bevendo dell’acqua, gli agenti gliel’hanno scaraventata via. Questo ha innescato tutto: è stato come gettare della benzina sul fuoco. Ha dato in escandescenze. In mano aveva 20 euro, il bancomat e le chiavi. Sulle scale lo hanno preso per le gambe, tirandolo con forza, è caduto, poi lo hanno girato per ammanettarlo. Lo hanno colpito sulle gambe e sulla nuca, devo dire quello che ho visto, perché non riuscivano a mettergli le manette. Uno di loro poi ha tirato fuori il taser. La prima scossa lo ha colpito di striscio e ha colpito anche un carabiniere, con la seconda è caduto, si è rialzato e la terza volta si era già un po’ più calmato. E poi la quarta scarica, la più lunga. È caduto a terra. I sanitari hanno provato a rianimarlo per 40, 45 minuti. È poi morto in ambulanza».
Il tentativo di salvarlo da parte dei medici
Subito dopo che Bani è stato visto barcollare e crollare a terra è stata chiamata un’ambulanza della Croce d’Oro di Manesseno. Quando i soccorritori sono arrivati, l’uomo era già incosciente. Sono state avviate le manovre di rianimazione, poi è stato trasferito in ospedale. Ma poco dopo Bani è deceduto. Nei giorni scorsi il giudice aveva autorizzato un viaggio in Albania, come conferma il suo avvocato Cristiano Mancuso. Ora, la Procura, con il sostituto Paola Calleri, vuole ricostruire ogni fase. Si indaga sia sulla gestione dell’intervento, sia sulla tempestività e l’adeguatezza dei soccorsi. «L’atto di iscrivere due militari nel registro degli indagati è un atto dovuto», spiegano gli inquirenti. Saranno disposti accertamenti tecnici e l’autopsia per chiarire se la morte sia stata causata direttamente dalle scariche o da patologie pregresse.
Un caso simile pochi giorni fa a Olbia
La morte di Bani arriva a poche ore di distanza da quella di un altro uomo, morto a Olbia dopo l’utilizzo della pistola elettrica in un fermo da parte dei carabinieri. Per Gianpaolo Demartis, 57 anni era stato richiesto l’intervento delle autorità dopo che, in forte stato di alterazione per consumo di alcolici o droghe, importunava i passanti. All’arrivo dei militari, li avrebbe aggrediti, colpendone uno al volto. Così i carabinieri per immobilizzarlo hanno utilizzato il taser, ma l’uomo si è accasciato a terra e poco dopo è morto in ambulanza per un arresto cardiaco.