Mario Tozzi e la ricetta per salvare le spiagge italiane: cinque punti con gli imprenditori balneari (e i Comuni coinvolti)


«Tutti noi abbiamo nell’immaginario estivo lo stabilimento o il lido: la spiaggia naturale era stata cancellata culturalmente prima ancora che fisicamente. Per questa ragione in Italia le spiagge come sono in natura non esistono più (salvo qualche caso in Calabria, Sicilia, Sardegna e Toscana): sabbia prelevata dalla duna sommersa o addirittura con i camion per ripascere artificialmente, moli, pennelli e scogliere». Inizia così l’analisi del geologo Mario Tozzi su La Stampa. Un lungo pezzo in cui suggerisce soluzioni contro lo sfruttamento selvaggio dei lidi. Lui che spesso ha sollevato il problema sulle poche spiagge libere in Italia. Un sistema italiano di gestione delle spiagge che per Tozzi è semplicemente ingiusto e andrebbe rivoluzionato. «L’infezione delle concessioni che trasformano la costa in un mondo artificiale nasce nel Nord Europa, si trasmette in Costa Azzurra e si gonfia a dismisura in Italia», spiega Tozzi. «Finora la Grecia e la Spagna in primis, ma anche la Francia e il Portogallo o la Croazia non hanno dato in concessione ogni metro di spiaggia, preferendo quasi sempre la spiaggia libera o attrezzata a prezzi calmierati», aggiunge.
Il 50 per cento delle spiagge di un comune deve rimanere libero, sempre
Tozzi propone un patto con i concessionari. Il primo punto è che «comune per comune, spiaggia per spiaggia, il 50% deve rimanere sempre libero». Escludendo dalla percentuale i porti, i tratti non balneabili, gli impianti industriali, i parchi nazionali. «Della restante metà, una parte può essere gestita in concessione demaniale dai Comuni che devono attrezzarla e metterla a disposizione a prezzi calmierati. I servizi sono gratuiti», suggerisce il geologo. E ancora, ai privati si concedono le spiagge rimanenti, che possono attrezzarla a canoni consistenti ma «con garanzie ambientali rigorose e con gare rinnovate su tempi brevi». Con l’accesso libero alla battigia garantito e strutture rimovibili. «Eventuali strutture permanenti già presenti vanno abbattute a spese di chi le ha costruite. Il reato di abusivismo sulle linee di costa non è sanabile da alcun condono statale», spiega Tozzi. «Da ottobre ad aprile nessuna struttura, neanche rimovibile, può persistere sulle spiagge e i litorali vanno sgombrati a ogni stagione», sottolinea infine il geologo.