«Che belle le vostre donne, specialmente quelle in carne», il gruppo Facebook in cui uomini pubblicano foto intime delle proprie mogli a loro insaputa


«Non è colpa mia se amo la Donna in tutte le sue forme». E ancora: «Dal Piemonte esiste una persona seria che abbia piacere di parlare con me di mia moglie (40anni) ignara? Sono una persona educata e cerco altrettanto. Non sono un abituè, quindi cerco rispetto e riservatezza. Precedenza a persone single». Ma non è finita qui: «Oggi chiariamo una voglia, meglio con o senza pelo? Io tifo per il pelo tutta la vita, più pelo c’è più godo, voi?». E ancora: «Ciao, chi fa incesto? Io da Vicenza». Il tutto corredato da foto di donne al mare, sulla spiaggia, al ristorante. Foto rubate o chiaramente scattate per un uso privato, finite invece alla mercé di tutti. È ciò che accade all’interno del gruppo Facebook dal nome “Mia moglie” (accompagnato da tre cuoricini rossi), che conta oltre 32 mila iscritti, per lo più uomini.

Cosa succede nel gruppo Facebook
Un gruppo privato, a cui è difficile accedere se non dopo essere stati vagliati e accettati da un amministratore, verrebbe da pensare. E invece no: si tratta di un gruppo pubblico, visibile a chiunque e cui tutti possono accedere. Ebbene qui, come denuncia su Instagram Carolina Capria, proprietaria dell’account lhascrittounafemmina, «I membri si scambiano foto intime delle proprie mogli per commentarne l’aspetto in modo esplicito e dar voce alle proprie fantasie sessuali. Donne spesso inconsapevoli di essere fotografate per diventare prede di uno stupro virtuale».
L’assenza di consenso esplicito
Ed è qui che è racchiusa la gravità di ciò che avviene nel gruppo: l’inconsapevolezza delle dirette interessate e, dunque, l’assenza di consenso esplicito. Alcuni utenti dichiarano apertamente che la foto appena pubblicata è stata scattata di nascosto, altri descrivono la propria moglie come «ignara». Come se l’assenza di un consenso esplicito fosse ciò che realmente alimenta questo gioco erotico tutto maschile. Come ricorda Carolina Capria – e come si deduce anche dal gruppo stesso – esistono tanti gruppi collaterali sui vari social. Qualcuno invita a spostarsi sul più “discreto” Telegram «per divertirsi di più». C’è chi addirittura lo invoca, probabilmente consapevole del rischio di incappare in qualche guaio. O con la proprio moglie, o con le forze dell’ordine. O entrambi.
Le segnalazioni e la denuncia alla polizia postale
Proprio perché pubblico, sul gruppo c’è anche chi ricorda agli utenti che la diffusione di materiale intimo all’insaputa della persona direttamente interessata costituisce un reato, perseguibile penalmente. Di tutta risposta, i commenti invitano quei pochi che denunciano e minacciano segnalazioni a lasciare il gruppo: «Tutti i giorni un predicatore!! Deve essere la tendenza del momento. Prendi il rosario e vai a dire una preghiera chiedendo scusa al tuo Dio per aver peccato…. E soprattutto non rompere!!!!», è uno dei più blandi, ma – inutile dirlo – gli insulti e i “vaffa” si sprecano. Ora tutti i fruitori della pagina dovranno vedersela con la polizia postale.