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Mediobanca, l’allarme di Boeri e Padula (su Eco): «Casse previdenziali allo sbaraglio con l’ok del governo, così i capitali fuggono dall’Italia»

20 Agosto 2025 - 07:00 Diego Messini
I due economisti denunciano i rischi di investimenti sino al 70% del portafoglio in Piazzetta Cuccia per un «disegno politico». Con buona pace delle regole previste

Possibile che le casse previdenziali di medici, avvocati e agenti di commercio abbiano investito fino al 70% del proprio capitale destinato ad azioni su un singolo «prodotto», ossia Mediobanca? Perché il governo Meloni non lo ha impedito, rinunciando a promulgare sulla materia se non un regolamento quanto meno quelle «norme di indirizzo» che aveva annunciato? L’all in delle casse previdenziali professionali su Piazzetta Cuccia sorregge ancora una volta un disegno politico sul mondo bancario italiano, quello della costituzione del tanto ricercato “Terzo polo” del credito? Sono le domande inquietanti sui rapporti tra politica, finanza e risparmio gestito che si pongono in un articolo pubblicato sulla rivista eco Tito Boeri, professore di economia e direttore del dipartimento di economia dell’Università Bocconi, e Mario Padula, professore ordinario di economia politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia e già presidente della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione. Nel loro intervento i due docenti denunciano come operazioni di questo genere minino non solo la solidità d’investimento delle casse protagoniste della vicenda, ma l’intero mercato dei capitali italiano, e così in ultima analisi l’attrattività finanziaria del Belpaese. Alla vigilia dell’Assemblea chiave di Mediobanca, in programma giovedì 21 agosto, riproduciamo il testo integrale dell’intervento di Boeri e Padula.

Questo articolo è uscito sull’ultimo numero di eco, il mensile di economia diretto da Tito Boeri. L’ultimo numero, “Resteremo al buio”, è dedicato all’energia. È in edicola e online su rivistaeco.com.

«Investire una quota significativa del proprio patrimonio in uno stesso titolo viola un principio elementare della finanza: il principio della diversificazione. Non serve essere un addetto ai lavori per capirlo. Sono le proverbiali uova che non vanno messe tutte in uno stesso paniere. Eppure, secondo il Financial Times, è quello che sembra aver fatto di recente Enasarco, l’ente di previdenza integrativa obbligatoria degli agenti e rappresentanti di commercio, promotori finanziari inclusi, che in Mediobanca ha investito quasi il 70% del capitale destinato ad azioni emesse da soggetti europei. In altri termini, per ogni 100 euro investiti in azioni europee, quasi 70 sono andate in una sola società. Enasarco non è la sola cassa ad avere investito pesantemente in Mediobanca. Anche Enpam (ente di previdenza di medici e odontoiatri) e Cassa forense (avvocati) sono fortemente esposti nella banca fondata da Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia, anche se in misura minore. 

Regole che mancano 

Com’è possibile che enti che gestiscono i risparmi di milioni di professionisti abbiano fatto scelte così rischiose? Le casse professionali, come Enasarco, Enpam e Cassa Forense, non sono soggette a una regolamentazione sugli investimenti (ne abbiamo parlato nel numero di aprile di eco, ndr). A differenza dei fondi pensione, che invece sono sottoposti a regole di stampo nazionale ed europeo sul modo in cui gestiscono le risorse a loro disposizione, le casse professionali non hanno vincoli di alcun tipo. Ai fondi pensione non è consentito investire più del 5% del patrimonio in uno stesso emittente e più del 10% in emittenti che appartengono a uno stesso gruppo. Le casse non hanno questi obblighi. 

Il regolamento sulle casse «smarrito»

Una legge del 2011 prevedeva, per le casse, l’adozione di un regolamento analogo a quello dei fondi. Nonostante una bozza di regolamento sia circolata per molti anni, il decreto che doveva adottarlo (ministero dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) non ha mai visto la luce. Così, il governo Meloni ha trasformato il regolamento in “norme di indirizzo”, qualcosa di molto più blando. Comunque, anche di queste norme più leggere, sin qui, non si ha traccia. 

Quando le scelte sono dettate dalla politica

Perché Enasarco, Enpam e Cassa forense hanno deciso di concentrare i propri investimenti su Mediobanca? Alla banca di piazzetta Cuccia è interessata Banca Monte dei Paschi di Siena, che di recente ha promosso un’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni di Mediobanca, offerta respinta dal consiglio di amministrazione di quest’ultima. Il tentativo di “scalata” di Mediobanca da parte di Mps è funzionale al disegno politico di costituzione di un “Terzo polo” bancario. È opportuno che le casse vi partecipino? È legittimo nutrire dubbi in proposito, anche alla luce del fatto che le casse sono soggetti controllati dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha mantenuto un ruolo di primo piano in Mps. Avere controllati (le casse) e controllori (il Mef) nella stessa squadra non è mai una buona idea perché si finisce per mettere gli obiettivi dei controllati – nel nostro caso valorizzare i contributi obbligatori dei professionisti trasformandoli in prestazioni – al servizio di quelli dei controllori. 

Perché il nostro mercato dei capitali non decolla

Il nostro mercato dei capitali è piccolo per gli standard internazionali e fatica ad attrarre investitori dall’estero. Con operazioni di questo tipo, in cui la politica utilizza il proprio ruolo di controllore per condizionare le strategie di investitori istituzionali come le casse previdenziali, si rischia di rafforzare uno stereotipo diffuso, secondo cui nel nostro mercato dei capitali domina l’approccio dell’«a Fra’ che te serve?», della cucina casalinga. Non è casuale l’attenzione dedicata al tema dal Financial Times. Dalla reputazione del nostro mercato dei capitali dipende la sua capacità di attrarre risorse dall’estero e se non è in grado di farlo è destinato a rimanere asfittico. Questo penalizza la crescita economica, rende più costosi gli strumenti finanziari e più difficile diversificare per chi vuole investire i propri risparmi nel nostro paese. Un governo sovranista dovrebbe promuovere un mercato dei capitali più grande e più aperto. Esattamente l’opposto di quanto si sta facendo con queste operazioni di potere». 

Tito Boeri è professore di economia e direttore del dipartimento di economia all’Università Bocconi. È direttore editoriale di eco.

Mario Padula è professore ordinario di economia politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia. È stato Presidente della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione. 

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