«Diceva che era solo un gioco», le donne si riconoscono nelle foto sul gruppo “Mia Moglie”. Dopo la chiusura, ne spuntano altri su Telegram


Sciolto un gruppo se ne fa un altro. Poco importa se non si parla di band musicali ma di spazi social su cui uomini pubblicano senza consenso foto delle proprie mogli chiedendo giudizi estetici (e non solo) a 32mila sconosciuti. È così che, bloccato il gruppo «Mia moglie» di Facebook, ne sono spuntati a decine come funghi sul social di Meta e sul più “criptato” Telegram. Dalle migliaia di uomini che dal 2019 ogni giorno si scambiavano scatti intimi rubati, con un condimento di volgarità oscene e sessiste, si è scesi a qualche centinaio. Probabilmente sono sempre gli stessi – dottori, poliziotti, avvocati, e chi più ne ha più ne metta – con l’aggiunta di curiosi e nuovi arrivati. Tutti senza grande fantasia, dato che i nomi dei gruppi spaziano da «Mia moglie» senza tre cuoricini rossi a «Mia moglie 2.0». Il concetto è sempre lo stesso, ma stavolta con una protezione in più.
I nuovi gruppi “protetti” su Telegram: «Invitate più persone possibili»
I canali Telegram che si sono caricati sulle spalle l’eredità dell’ormai celebre gruppo Facebook hanno ben compreso di essere nel mirino della polizia postale. Evidentemente, però, il prurito era troppo per resistere anche quando si è in mezzo al ciclone mediatico: «Dobbiamo crescere, invitate più persone possibili», è l’esortazione degli amministratori. L’ingresso nella chat, ovviamente, è vincolato da un link, che può essere ricevuto solo da chi è già parte del manipolo «esclusivo» di uomini già entrati nel gruppo.
Le donne riconoscono le loro foto: «Mi ha detto che era solo un gioco»
Ci sono donne, nel frattempo, che si sono riconosciute tra gli oggetti – letteralmente – scambiati tra mariti in quel gruppo. «Si è giustificato dicendo che fosse soltanto un gioco», scrive una anonima sul gruppo «Alpha Mom». «Abbiamo 2 figli e 10 anni di matrimonio alle spalle. Foto nostre, private di momenti di vita quotidiana. Mi sento spezzata in due, è come scoprire di essere stata sposata con un altro uomo. Ho paura che questo si possa ripercuotere sui miei figli in qualche modo. Sono andata da mia madre perché avevo bisogno di andare via da quella casa».
La vicedirettrice della postale: «Frasi disturbanti mai viste»
Denunciato dalla scrittrice Carolina Capria su Instagram, il gruppo «Mia moglie» è stato bloccato poco più di un giorno dopo dalla polizia postale di Roma. La vicedirettrice Barbara Strappato, che ha lavorato di persona al caso, ha raccontato al Corriere di essersi trovata davanti a una cascata di commenti da brividi. «Toccale la f**a», «Bel fisico da puledra la signora, si può vedere altro?», «Falle delle foto di nascosto, seguo con interesse». Come questi tre a migliaia, senza pudore e rispetto per la persona: «Ammetto che mai prima di oggi ho visto frasi tanto disturbanti in un gruppo social, è stato difficile anche per me leggere tutti quei commenti», ha raccontato Strappato. «I reati contestati vanno dalla diffamazione alla diffusione di materiale intimo senza consenso. Abbiamo ricevuto più di mille segnalazioni in poche ore, quello che è accaduto è molto grave».