Vittorio Sgarbi e i graffiti del Leoncavallo vincolati, la lezione dopo lo sfratto: «Erano come la Cappella Sistina: oggi quel posto non ha più senso»


In una delle sue vite passate, quando nel 2006 era stato assessore alla Cultura del Comune di Milano, Vittorio Sgarbi aveva definito i graffiti del centro sociale Leoncavallo «la Cappella Sistina della contemporaneità». Testimonianze artistiche che ricordano cosa è stato quel luogo, ma che ormai non lo è più dice Sgarbi intervistato da Repubblica: «Perciò lo sgombero del Leoncavallo era inevitabile». Fu lo stesso critico d’arte a proporre la tutela che sarebbe arrivata più avanti. Ed è sempre lui oggi, reduce da un lungo ricovero per una profonda depressione, ad archiviare la stagione del centro sociale più famoso d’Italia.
I graffiti vincolati dalla Soprintendenza
Nel 2023 arrivò anche il vincolo della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio del Comune di Milano. Venne riconosciuto il valore storico e artistico dei traffici di via Watteau, che furono sottoposti alla tutela dei beni culturali. Insomma quei graffiti, che si trovano nei seminterrati, non possono essere coperti, distrutti o rimossi dai muro senza l’autorizzazione della stessa Soprintendenza. Oggi Sgarbi difficilmente ripeterebbe quella definizione: «Era un’altra stagione – spiega – Sono stati travolti dalla velocità del tempo che ha portato a una visione più funzionalistica, meno decorativa e meno narrativa della vicenda culturale e politica milanese».
Lo sgombero «inevitabile»
Secondo Sgarbi ormai del Leoncavallo era rimasto appena il nome, rispetto a quel che è stato decenni fa. Proprio quel luogo «rappresenta una stagione che non ha più un’attualità nella vita culturale e sociale milanese». Insomma, secondo il critico d’arte «Le ragioni per le quali il Leoncavallo aveva un significato alla fine del Novecento sono finite». La percezione di oggi di quel posto è «astratta», continua Sgarbi che conclude: «Siamo davanti all’evoluzione di un fenomeno che era romantico ed è diventato invece accademico, senza la forza di incidere e cambiare la società».
Come sta Vittorio Sgarbi
Da qualche settimana, Sgarbi è tornato a pubblicare qualcosa sui social. Segnali di ripresa che lui stesso conferma con il ritorno al lavoro: «Riprenderò la mia attività a Ferrara e a Rovereto con iniziative e mostre di grande respiro… Un impegno che continua nel solco di quanto ho sempre fatto».