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CasaPound si prepara allo sgombero di via Napoleone III: «Difenderemo il palazzo»

25 Agosto 2025 - 07:31 Alessandro D’Amato
casapound sgombero via napoleone iii
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Luca Marsella: «A Milano un bluff per legalizzare l'irregolarità sul Leoncavallo»

Dopo lo sgombero del Leoncavallo la vicenda dello stabile in via Napoleone III a Roma occupato da CasaPound Italia torna d’attualità. E mentre il ministro Matteo Piantedosi dice che prima o poi toccherà anche a loro, i fascisti del terzo millennio dicono che «al contrario di quello che non hanno fatto al Leoncavallo, se dovessero arrivare per sgomberarci, noi difenderemo il palazzo. Non è una dichiarazione di guerra o una provocazione. Ma la nostra occupazione non può essere paragonata a quella di Milano».

Il Leoncavallo e Casapound

A parlare è Luca Marsella, portavoce e uno dei responsabili del movimento. Il Corriere della Sera ricorda che il presidente è sempre Gianluca Iannone, che nel giugno 2019 dopo lo 0,33% alle elezioni europee decretò la fine dell’esperienza da partito. CasaPound occupa un palazzo di sei piani di proprietà dell’Agenzia del Demanio vicino alla stazione Termini dal 27 dicembre 2003. L’edificio è sotto sequestro da maggio 2020. I mancati introiti per il Demanio ammontano a 4,6 milioni di euro. «Non ci tirate in mezzo alla storia di Milano, ma sappiate che vogliamo avere lo stesso trattamento riservato ai centri sociali di sinistra», dice Marsella.

«L’operazione milanese è stata un bluff per regolarizzare un’illegalità, non c’è stato sgombero, ma un accordo con il Comune per trasferirlo in un capannone (via San Dionigi, zona Porto di Mare, ndr). Un po’ come è successo a Roma con il Porto Fluviale (al centro di un progetto di rigenerazione urbana del Campidoglio, Porto Fluviale RecHouse, da 13,2 milioni di euro), per il quale sono stati investiti anche fondi Pnrr. Dietro c’è solo business. Si spendono milioni, ma non per la nostra occupazione dove a rotazione assistiamo venti famiglie italiane».

I militanti

Ma nel palazzo abitano anche i militanti: «Certo, se hanno bisogno di una casa. Solo che noi piantiamo il Tricolore». Dieci attivisti di CasaPound hanno ricevuto una condanna a due anni e due mesi per l’occupazione. Tra loro anche Iannone, che si è poi preso un altro anno di galera per i tafferugli davanti al circolo di Casal Bertone. «Non è vero che non siamo mai stati oggetto di sgomberi, anzi ne abbiamo subiti sia da amministrazioni di centrodestra e sia da quelle di centrosinistra», ricorda il portavoce di CasaPound, che rivendica: «Solo che noi, a differenza di altri, per le occupazioni veniamo condannati. Credo che il ministro Giuli abbia capito di cosa abbiamo bisogno: essere messi in regola, non vogliamo restare occupanti per sempre. Ma da qui non ci muoveremo».

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