Elezioni Marche 2025, la guida completa: quando si vota, chi sono i candidati e cosa dicono i sondaggi


Saranno la Valle d’Aosta e le Marche a fare da apripista in un autunno elettorale di fuoco, con ben sei Regioni che andranno alle urne per rinnovare i Consigli regionali e i presidenti. L’ipotesi di un unico “election day” – che avrebbe compreso anche Toscana, Campania, Veneto e Puglia – è sfumata con la decisione di Francesco Acquaroli, presidente uscente delle Marche, di andare al voto a cinque anni esatti di distanza dalla tornata del 2020, avvenuta nella seconda metà di settembre. Nella Regione del Centro Italia, le urne saranno aperte domenica 28 e lunedì 29 settembre.
Quando si vota per le elezioni regionali Marche 2025?
Per gli aventi diritto, sarà possibile esprimere la propria preferenza dalle 7 alle 23 di domenica 28 settembre e dalle 7 alle 15 di lunedì 29. La maggior parte delle altre Regioni chiamate al voto ha optato per la posticipazione dell’appuntamento tra ottobre e novembre. Per Francesco Acquaroli, invece, la scelta di fine settembre è stata «di buon senso» perché permette di rispettare la cadenza quinquennale naturale. Nel 2020, in piena epoca Covid, le tradizionali elezioni primaverili erano state infatti spinte in avanti fino all’autunno, senza possibilità di fare campagna in presenza causa restrizioni per la pandemia. Fissarlo durante le prime battute della stagione, inoltre, permetterebbe di «agevolare l’avvio ordinato della nuova legislatura con una migliore programmazione delle attività amministrative e un tempo congruo per l’approvazione del bilancio di previsione».
Chi sono i candidati alle elezioni Marche 2025?
Francesco Acquaroli cerca il bis
In una sfida tra destra e sinistra unita che si preannuncia un testa a testa, la maggioranza di governo punta tutto sull’attuale leader regionale. Nato a Macerata nel 1974, Francesco Acquaroli porta sulle sue spalle l’onore e l’onere di essere il primo presidente di centrodestra dal 1995, quando l’elezione è diventata a suffragio universale diretto. Acquaroli cresce tra le file del Movimento sociale italiano, con cui già nel 1999 viene eletto consigliere comunale di Potenza Picena, un comune di 15mila anime poco più a sud di Ancona. Dieci anni più tardi, dopo aver fallito l’assalto alla fascia tricolore, aderisce al Popolo della Libertà e, dal 2014 al 2018, diventa sindaco della cittadina. A marzo 2018 fa subito il salto di categoria e si guadagna un seggio nella Camera dei Deputati con Fratelli d’Italia, che terrà fino all’elezione a governatore delle Marche.
Chi sostiene Francesco Acquaroli: la destra di governo e le liste civiche
Francesco Acquaroli è sostenuto dallo schieramento compatto della destra governativa, dal “suo” Fratelli d’Italia fino a Forza Italia e Lega, che nelle ultime elezioni era stata la prima forza conservatrice. Con loro ci saranno anche Noi moderati, Base popolare dell’ex presidente regionale Gian Mario Spacca, Unione di Centro e le liste civiche “Civici Marche” e “Marchigiani con Acquaroli”. In quest’ultima spicca il nome di Giovanna Trillini, ex schermitrice di Jesi che durante la sua carriera si è appesa al collo ben quattro medaglie d’oro olimpiche e nove titoli mondiali.
Matteo Ricci e il ritorno del campo largo
Il centrosinistra ha affidato la riconquista della Regione alle mani di Matteo Ricci. Una candidatura che Acquaroli aveva predetto alla festa del suo partito ad Ascoli Piceno: «Lo do per scontato. Se non Ricci chi?». Anche lui classe 1974, a soli 24 anni esordisce in politica nella sua Pesaro come consigliere comunale (e capogruppo) per i Democratici di sinistra di Massimo D’Alema. Nel 2007, con lo scioglimento dei Ds, passa al Partito democratico con cui si guadagna, due anni più tardi, il ruolo di presidente della Provincia di Pesaro e Urbino. Dal 2014 al 2024, per due mandati consecutivi, è sindaco di Pesaro. Nel frattempo, tra il 2013 e il 2017 funge da vicepresidente nazionale del Pd sotto la direzione di Matteo Renzi. A giugno 2024 aderisce alla corrente Bonaccini e viene eletto europarlamentare con oltre 100mila preferenze nominali.
Chi sostiene Matteo Ricci: le forze politiche e i dubbi dell’indagine «Affidopoli»
Il 23 luglio 2025, quattro mesi dopo l’ufficialità della candidatura, Ricci riceve un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta «Affidopoli», in cui gli viene contestato il reato di concorso in corruzione. Secondo la procura di Pesaro, quando Ricci era primo cittadino avrebbe favorito, insieme ad altri, una serie di affidamenti pubblici diretti ad alcune associazioni in cambio di appoggio elettorale. La vicenda, a cui il candidato si è detto estraneo, non ha di fatto scalfito i ranghi già pronti a sostenerlo alle urne di fine settembre. Il centrosinistra si presenterà infatti in formato campo largo: oltre al Pd e al Movimento 5 Stelle – che hanno confermato il sostegno nonostante l’indagine, per bocca del leader Giuseppe Conte – Matteo Ricci sarà sostenuto da Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva e Azione. Insieme ai partiti, anche numerose lite minori tra cui “Progetto Marche”, “Avanti con Ricci”, “Pace Salute Lavoro” e la civica “Matteo Ricci Presidente”.
Gli outsider: Lidia Mangani, Claudio Bolletta e Francesco Gerardi
La sedia di governatore delle Marche sarà una gara a due, su questo non c’è dubbio. Questo non significa ovviamente che l’unico a sfidare Francesco Acquaroli è Matteo Ricci. Altri tre nomi compariranno infatti sulle schede elettorali marchigiane del 28 e 29 settembre 2025. Il più noto in politica è quello della 72enne Lidia Mangani, candidata del Partito comunista italiano e consigliera comunale per otto anni (dal 1993 al 2001) per Rifondazione comunista e Comunisti italiani. Anche la formazione di Marco Rizzo, Democrazia sovrana e popolare, ha deciso di correre in solitaria. A rappresentare i rossobruni è Claudio Bolletta, 68enne di Chiaravalle (Ancona) con un passato da imprenditore nel settore della sicurezza. Tra le proposte più rumorose ci sarebbe la nazionalizzazione della sanità, perché la gestione regionale avrebbe secondo lui favorito la privatizzazione. Il quarto e ultimo sfidante è Francesco Gerardi di Forza del Popolo. Giornalista ex Il resto del Carlino e professore liceale di storia e filosofia, si identifica appieno con il mantra del partito definendosi «no euro, no war e no vax».
Come si vota alle elezioni regionali Marche 2025?
Muniti di tessera elettorale e documento di identità valido, i cittadini marchigiani potranno esprimere la loro preferenza seguendo diverse opzioni. In primo luogo, potranno semplicemente votare per il candidato presidente barrando sulla scheda elettorale il rettangolo dove compare il suo nome. In alternativa, possono tracciare una “X” sia nel riquadro del nome sia sul simbolo di una delle liste che lo sostengono, non essendo ammesso il voto disgiunto. Sarà possibile anche votare solo per una lista, ma in questo caso il voto sarà automaticamente conteggiato anche in favore del candidato presidente a essa collegato. Per il ruolo di consiglieri regionali, l’elettore potrà indicare fino a due candidati della stessa lista. Nel caso in cui il cittadino decida di esprimere entrambe le preferenze, queste devono riguardare due candidati di genere diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza.
Sondaggi e possibili scenari delle elezioni Marche 2025
L’elezione del presidente della Regione Marche è diretta: vince chi ottiene un voto in più degli altri candidati, senza bisogno di un eventuale ballottaggio. Per garantire governabilità, la coalizione vincente otterrà un premio di maggioranza pari al 55% dei 30 seggi del Consiglio regionale. Se chi trionfa ottiene il 43% dei voti validi, i seggi garantiti diventano 19 su 30 (o 18 se la percentuale è compresa nella forbice tra il 40 e il 43%). Al momento i sondaggi realizzati descrivono una situazione molto fluida: tra aprile e giugno due rilevazioni dell’Istituto Tecné davano per favorito Francesco Acquaroli assegnandogli un vantaggio di circa cinque punti percentuali su Matteo Ricci (50,5-54,5% contro 45,5-49,5%). A inizio luglio, invece, un sondaggio di Izi Spa ha dato per la prima volta in vantaggio Matteo Ricci per 50,5% contro 49,5%. Tutti dati che, però, sono stati registrati quando l’ex sindaco di Pesaro non era ancora stato coinvolto nell’indagine «Affidopoli».