Il Meeting di Cl promuove Meloni e “perdona” la linea dura sui migranti: «Famiglie, scuola e sanità, ora dal governo le risposte»


Da Rimini – 800mila partecipanti, centinaia di stand, 3mila volontari, il 60% dei quali under 30. Il Meeting di Rimini si conferma una macchina impressionante, e non è un caso se a renderle omaggio si sono materializzati nell’arco di sei giorni uno stuolo di leader, italiani e non solo. Dall’ex governatore della Bce Mario Draghi sino alla premier Giorgia Meloni, passando per mezzo governo (di più, 14 ministri su 24) e per due pesi massimi delle istituzioni Ue come Raffaele Fitto e Roberta Metsola. Oltre a sindaci e governatori, docenti e scrittori, leader spirituali come l’Arcivescovo Bartolomeo di Costantinopoli e il presidente della Cei Matteo Maria Zuppi. Risultato politico? La premier Meloni con ogni evidenza ha preparato con estrema cura l’intervento alla kermesse di Cl con cui ha scelto di riaprire la stagione politica. Ha citato sino allo sfinimento il refrain del Meeting, quei «mattoni nuovi» con cui costruire nel deserto. Ha studiato la figura e le opere del fondatore Don Giussani, citandolo a più riprese. E ha regalato alla platea di Rimini un discorso-manifesto tutto imperniato sui valori «tradizionali» da rilanciare: la famiglia, il lavoro, la dignità dell’uomo, la fede stessa. Difficile per gli organizzatori non dirsi soddisfatti. «Siamo molto grati per questo Meeting che ha potuto offrire spazi di dialogo e speranza in un mondo purtroppo sempre più conflittuale», sigilla nella nota ufficiale il presidente Bernhard Scholz. Che con Open, mentre i padiglioni della Fiera si svuotano, approfondisce e problematizza la riflessione.
Il dialogo col governo e le spine dell’immigrazione
Il passaggio essenziale dell’intervento della premier, dice Scholz, è stato quello finale, «quando ha detto che la politica ha bisogno della società civile: proprio questo è il nucleo del nesso che cerchiamo di creare al Meeting tra società e istituzioni». Fuori, nel resto dell’anno, quel “nesso” per il mondo di Cl ha altri significati: «Come si fa ad accogliere e accompagnare gli immigrati, a curare bene un malato, a tirar su una famiglia al di là delle condizioni di partenza, a sostenere l’imprenditorialità, la formazione e l’educazione? Tutto questo lo Stato non lo può fare, lo può solo favorire o ostacolare». E Meloni sembra aver messo sufficientemente in chiaro a Rimini che intende favorire l’azione di quei “corpi intermedi” – anche cattolici. Eppure sulla prima e dunque cruciale delle sfide citate, quella dell’immigrazione, Meloni, Salvini e Piantedosi continuano a mostrare volentieri la faccia feroce. «Il tema vero è l’integrazione – aggira l’ostacolo Scholz – e su questo ognuno deve dare un contributo, soprattutto con le nostre opere sociali e le nostre scuole e scuole professionali. Non possiamo pensare che un giovane che viene qua, lasciato da solo, abbandonato, possa avere una vita senz’acqua. Su questo punto c’è convergenza».
Le sfide della famiglia e gli obiettivi per il 2026
Così come sulla genitorialità, parola d’ordine del discorso di Meloni. Che però è stata avara di dettagli sugli strumenti concreti che il governo intende mettere al servizio di quegli obiettivi, al netto dell’annuncio su un futuro piano casa per le giovani coppie. «Bisogna vedere cosa realmente si farà», commenta Scholz, ma «apprezziamo molto l’intenzione di aiutare le giovani famiglie, per noi è fondamentale creare le condizioni perché una coppia giovane possa mettere su una famiglia, realizzare il desiderio di avere figli». Anche per questo forse il prossimo anno il Meeting – è stato sin d’ora annunciato – sarà costruito a partire da un celebre passo della Divina Commedia, L’amor che move il sole e l’altre stelle. «Per rimettere al centro il fatto che l’universo in cui viviamo ha un destino buono, positivo, amoroso – spiega Scholz – altrimenti vincono la disperazione e la violenza». Una risposta indiretta forse anche a chi, dal mondo cattolico iper-tradizionalista, accusa Cl di aver perso di vista la missione culturale/spirituale di Don Giussani, incensando personaggi di tutt’altra storia e impronta come l’ex “salvatore dell’euro”. «Draghi ha fatto un’analisi puntuale sulla situazione in cui l’Europa si trova e dei punti su cui l’Europa deve lavorare: queste sono questioni reali, fatti cui guardare, a prescindere da qualsiasi interpretazione», replica senza scomporsi Scholz. Fermo restando che questa Europa, vista da Cl, dev’essere fatta da persone «che credono nel valore della libertà, della responsabilità, dell’impegno personale, della solidarietà. Senza tutto questo l’Europa non potrà cambiare».