Ultime notizie Cessate il fuocoDelitto di GarlascoDonald TrumpGaza
ESTERIBombardamentiGazaIsraeleMedio OrientePalestina

L’esercito israeliano: «Iniziate operazioni a Gaza City». Trump nega il visto al leader palestinese Abu Mazen: «Voleva dichiarare l’indipendenza della Palestina all’Onu»

29 Agosto 2025 - 18:52 Alba Romano
gaza city israele trump abu mazen
gaza city israele trump abu mazen
Secondo Al Jazeera migliaia di civili starebbero fuggendo sotto al fumo dei bombardamenti. Hamas: «Sarà un bagno di sangue. A rischio anche gli ostaggi»

L’esercito israeliano ha iniziato le operazioni militari per l’occupazione di Gaza City, nel centro della Striscia. Ad annunciarlo è la stessa Idf tramite il suo portavoce: «Non stiamo aspettando. Abbiamo iniziato le prime fasi dell’attacco», si legge su X. «Stiamo operano con grande forza nelle periferie della città». Secondo Al Jazeera ci sarebbero migliaia di persone sfollate in fuga sotto un cielo «cupo a causa fumo dei bombardamenti». Hamas ha risposto all’attacco minacciando di far pagare a Israele «il prezzo con il bagno di sangue dei suoi soldati». E ha ricordato che «gli ostaggi corrono gli stessi rischi dei combattenti palestinesi. Se moriranno sarò responsabilità del governo israeliano».

Trump nega il visto ai palestinesi, tra loro anche Abu Mazen

Nel frattempo, gli Stati Uniti – tramite il segretario di Stato Marco Rubio – hanno annunciato la revoca dei visti ai membri dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) e dell’Autorità Palestinese (Anp) in vista dell’imminente Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si terrà a New York. Lo riferisce il dipartimento di Stato in una nota sottolineando che «l’impegno dell’amministrazione Trump era di non premiare il terrorismo». Secondo il New York Post, che ha visualizzato un promemoria interno al Dipartimento di Stato a stelle e strisce, Trump e Rubio si raccomanderebbero di applicare la misura restrittiva anche ad Abu Mazen, presidente della Anp, citando la sua volontà di presentare una «dichiarazione costituzionale» per dichiarare l’indipendenza palestinese davanti all’Assemblea Onu.

Il messaggio della Casa Bianca: «Stato palestinese è solo un’ipotesi»

«L’Autorità Palestinese deve inoltre porre fine ai suoi tentativi di aggirare i negoziati attraverso campagne internazionali, inclusi appelli alla Cpi, e sforzi per ottenere il riconoscimento unilaterale di un ipotetico Stato palestinese», si legge nel documento americano. Immediato il sostegno israeliano alla misura voluta dalla Casa Bianca: «È un passo coraggioso», ha scritto su X il ministro degli Esteri Gideo Saar. «Ringraziamo il presidente Usa Donald Trump e il segretario di Stato Marco Rubio». Abu Mazen, in una nota diramata dal suo ufficio, ha definito la decisione «contraria alla legge internazionale»: «La Casa Bianca deve tornare sui suoi passi».

Almeno 30 morti dall’alba, 5 in zona sicura

È stata un’altra alba di sangue a Gaza. Almeno 30 palestinesi sono rimasti uccisi nei raid israeliani delle prime ore del mattino, secondo quanto riportato da Wafa e Al Jazeera. Tra loro ci sono cinque persone che si trovavano ad al-Mawasi, un’area del sud della Striscia designata da Israele come «zona umanitaria sicura». Altri cinque palestinesi sono stati uccisi a Tel al-Hawa, a sud-ovest di Gaza City, quando un’abitazione è stata centrata da un raid. Nella zona di Sudaniya, a nord-ovest della città, un attacco ha colpito una tenda che ospitava famiglie sfollate: quattro le vittime, diversi i feriti.

Onu: «Solo il 59% dei convogli umanitari è stato fatto entrare a Gaza»

Nonostante un parziale allentamento da parte di Israele sulle restrizioni all’ingresso dei convogli umanitari a Gaza, la distribuzione degli aiuti resta ancora complessa. Lo segnala l’Onu nel suo ultimo bollettino: tra martedì e mercoledì sono stati registrati 89 tentativi di coordinamento dei movimenti con le autorità israeliane, ma solo il 59% è andato a buon fine. Nel 26% dei casi, pur con autorizzazione iniziale, i convogli sono stati ostacolati sul terreno; l’8% è stato respinto del tutto, mentre il 7% è stato ritirato dagli stessi organizzatori. A preoccupare le agenzie umanitarie è anche il rischio di una nuova offensiva israeliana su Gaza City. «Alcuni quartieri sono già stati colpiti da attacchi mortali negli ultimi giorni» ha dichiarato il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric, avvertendo che un’operazione su larga scala avrebbe conseguenze «più che catastrofiche, non solo per chi vive in città ma per l’intera Striscia».

Londra esclude il governo israeliano dal Salone delle armi

Il ministero della Difesa britannico ha annunciato che i rappresentanti del governo israeliano non saranno invitati al prossimo Salone degli armamenti Dsei di Londra, in programma a settembre 2025. Lo stop di Londra riguarda però solo gli alti funzionari del governo, saranno comunque ammesse le aziende israeliane e i loro prodotti. Israele ha reagito con durezza, parlando di «un atto di discriminazione». «Queste restrizioni equivalgono ad un atto deliberato e increscioso di discriminazione nei confronti dei rappresentanti di Israele», ha detto in una nota il dicastero. Pertanto, il governo israeliano ha deciso di non allestire un padiglione presso l’esposizione.

Ue divisa, la vicepresidente Ribera: «Una vergogna»

Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione Ue, ha definito «una vergogna» l’incapacità dell’Unione di torvare una posizione comune su Gaza. In un’intervista al Financial Times, ha criticato la mancanza di azioni concrete: «Il tempo sta scadendo. Questa è una di quelle questioni che la storia non dimenticherà». Ribera ha esortato i Paesi membri a superare le divisioni e ad assumere «una posizione coerente con i principi europei di difesa dei diritti umani».

Yemen, ucciso il premier degli Houthi

Sul fronte regionale, i media yemeniti riportano che Ahmed al-Rahawi, primo ministro dei ribelli Houthi sostenuti dall’Iran, è stato ucciso a Sana’a durante un raid israeliano. Secondo il quotidiano Aden Al-Ghad, Rahawi è morto insieme ad alcuni collaboratori in un attacco distinto da quello che ieri ha preso di mira dieci alti funzionari del gruppo, tra cui il ministro della Difesa, riuniti per ascoltare un discorso del leader Abdul Malik al-Houthi. Intanto l’Idf si è scusato pubblicamante per la morte, ieri, di due soldati libanesi uccisi dall’esplosione di un drone precipitato durante un attacco contro obbiettivi di Hezbollah. Secondo l’esercito si sarebbe trattato di un guasto tecnico e non di un atto deliberato.

leggi anche