Equalize, parla Jacobs: «Filippo Tortu non si scusò. Ma non ci fu nessun astio con lui»


«Mi ha chiamato per sapere come stessi e come andassero gli allenamenti. Voleva capire se ci fosse astio nei suoi confronti. Ma non ha posto scuse. L’ho tranquillizzato facendogli capire che non avessi nulla nei suoi confronti». Queste le parole del velocista con due ori olimpici Marcell Jacobs davanti al pm di Milano che gli ha chiesto se, dopo l’emergere del caso del presunto spionaggio ai suoi danni, gli era «capitato di parlare con Filippo Tortu», compagno di staffetta nella 4×100. Sulla vicenda risulta indagato per concorso in intercettazioni abusive Giacomo Tortu, fratello del velocista, e la testimonianza di Jacobs dell’11 giugno è agli atti dell’inchiesta Equalize.
Le richieste del fratello di Tortu a Equalize
Gli inquirenti si sono basati sul racconto dell’amministratore delegato di Equalize, per cui a metà settembre 2020 – quindi quasi un anno prima delle Olimpiadi – proprio Giacomo Tortu entra negli uffici della società in via Pattari a Milano. E avrebbe chiesto di accedere ai risultati delle analisi del sangue di Marcell Jacobs. Perché l’ipotesi per il fratello di Tortu è che l’atleta nato a El Paso sarebbe positivo al doping, dettaglio che non figura però nei certificati dello sportivo. Non solo, Giacomo Tortu avrebbe chiesto anche di accedere alle telefonate e alle chat tra Jacobs e la sua cerchia, dal manager Marcello Magnani, all’allenatore di allora Paolo Camossi e il nutrizionista Giacomo Spazzini. Di tutte queste richieste nell’inchiesta è emerso che il fratello velocista, Filippo Tortu, era all’oscuro di tutto. «Mio fratello non sa nulla, mi raccomando. Se viene fuori, mio fratello non sa nulla», avrebbe raccomandato all’ex superpoliziotto Carmine Gallo (deceduto a marzo 2025). Il resoconto di questo caso fu riferito da Gallo stesso a dicembre dello scorso anno, in un verbale dell’inchiesta sull’agenzia usata per intercettazioni abusive.