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Sadomaso e consenso, la Francia davanti alla Corte europea: il «sì» non basta, in gioco la definizione di stupro

04 Settembre 2025 - 08:55 Ugo Milano
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Oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo si pronucerà sul caso di una farmacista francese che ha denunciato un suo superiore con il quale aveva iniziato una relazione sadomasochista. per la corte d'appello francese non c'è stata alcuna violenza

È attesa per oggi, giovedì 4 settembre, una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, la Cedu, che potrebbe ridefinire la nozione di consenso sessuale in Francia. Spingendo il paese a modificare il suo attuale indirizzo. A chiamare in causa la massima corte europea è stata una 42enne francese, conosciuta solo con le inizali E.A. per motivi di privacy. I fatti risalgono al 2010. La donna, allora 27enne, lavorava come assistente di farmacia all’ospedale di Briey, in una cittadina nel Nord-Est della Francia. In quel periodo iniziò una relazione sadomasochista con un superiore, K.B., più grande di lei di vent’anni. Dopo tre anni di frequentazioni e incontri violenti, la donna lo denunciò per stupro aggravato, violenze fisiche e psicologiche, molestie e aggressioni sessuali.

Il processo interno e il ricorso alla Cedu

Il procedimento giudiziario ha avuto un percorso controverso: condannato in primo grado per violenze volontarie e molestie, K.B. è stato assolto in appello nel 2021. Secondo la Corte d’appello di Nancy, infatti, la relazione era da considerarsi consensuale, anche in virtù di un contratto firmato dai due e definito «padrone/cagna», che regolava le dinamiche della coppia. Esauriti i ricorsi interni, E.A. ha portato il caso davanti alla Cedu, sostenendo che la giustizia francese non le abbia garantito una protezione adeguata, anzi, i suoi avvocati parlano di «vittimizzazione secondaria» durante i processi.

In particolare durante l’appello, la donna si sarebbe sentita colpevolizzata da domande e commenti inopportuni da parte dei giudici. «L’udienza è stata descritta come un incubo», ha raccontato Nina Bonhomme Janotto, avvocata dell’Associazione europea per la prevenzione della violenza contro le donne sul lavoro che è anche parte civile nel procedimento.

La proposta di legge per la nuova definizione di stupro

La questione centrale riguarda la definizione di stupro nel diritto francese, che oggi presuppone la prova di una «penetrazione imposta con violenza, costrizione, minaccia o sorpresa». Per i difensori della ricorrente, questa formulazione non tutela pienamente le vittime, soprattuto quelle che si trovano in una situazione di squilibrio. E per i suoi difensori era proprio quella la circostanza in cui si è ritorvata l’allora 27enne: giovane, isolata e legata all’ospedale che le aveva pagato gli studi.

«La Corte d’appello si è limitata a constatare che esisteva un contratto e che lei non si era opposta in maniera netta. Ma non si è chiesta se quel consenso fosse davvero libero e consapevole», spiega l’avvocata Marjolaine Vignola. In Francia è già in discussione una proposta di legge che vorrebbe cambiare la definzioni di stupro in «qualsiasi atto sessuale non consensuale» e un’accezione di consenso «libero e informato, specifico, preventivo e revocabile». Una norma che rientrerebbe nel solco già tracciato da paesi come Spagna e Svezia dove non spetta più alla vittima dimostrare la coercizione, ma all’imputato provare che il rapporto fosse realmente consensuale.