Israele spende 40 milioni di euro per campagne pubblicitarie online. Tra i beneficiari Google e X


Il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, ha approvato una spesa complessiva di 167 milioni di shekel (circa 40 milioni di euro) per la sponsorizzazione di campagne di comunicazione online. Un protocollo ufficiale della Commissione esenzioni del Ministero delle Finanze, datato 17 giugno 2025, autorizza di fatto alcuni accordi diretti con aziende specializzate nella pubblicità digitale e con alcuni dei principali colossi del web. Tra le piattaforme citate troviamo Google, YouTube ed X (ex Twitter). Si apprende, inoltre, che questi contratti pubblici sono stati concessi senza alcun bando di gara, come previsto dalla normativa israeliana sugli appalti.
I contratti e gli importi milionari approvati
A gestire l’operazione è l’Ufficio di Pubblicità del Governo (denominato “Lapam“), che coordina le campagne dei ministeri e degli enti di sicurezza nazionale. Infatti, la spesa, secondo quanto riportato dal portale governativo israeliano e dal protocollo consultabile online, riguarda l’acquisto di spazi pubblicitari digitali destinati a diffondere messaggi governativi a livello globale. Il documento elenca quattro accordi, validi dal 17 giugno al 31 dicembre 2025:
- Google DV360 (90 milioni di shekel, circa 22,5 milioni di euro), piattaforma di gestione delle campagne pubblicitarie.
- YouTube (60 milioni di shekel, circa 15 milioni di euro), il portale video di proprietà di Google.
- Twitter/X (10 milioni di shekel, circa 2,5 milioni di euro).
- Outbrain/Teads (7 milioni di shekel, circa 1,75 milioni di euro), piattaforme di distribuzione di contenuti sponsorizzati.

L’operazione “Con il cuore di leone”
La decisione è stata presa nel contesto dell’operazione militare “Con il cuore di leone” (עם כלביא, “Am Kelavi”), durante la quale Lapam ha dichiarato di operare in “modalità di emergenza“. Le campagne hanno lo scopo di supportare ministeri e organismi di sicurezza (dal Comando del Fronte Interno al Ministero della Difesa, dal Ministero degli Esteri all’Ufficio per la Diaspora) con attività di informazione rivolte anche al pubblico internazionale. Nel protocollo si precisa che i fornitori scelti sono partner già consolidati, impiegati sia in tempi di “normalità” sia nelle fasi di crisi, e ritenuti in grado di garantire infrastrutture e competenze adeguate.
Le inchieste giornalistiche parlano anche di META
Sul tema sono intervenute anche inchieste indipendenti. DropsiteNews, agenzia di informazione investigativa no-profit fondata da Ryan Grim e Jeremy Scahill nel luglio 2024, ha descritto i contratti come parte di una campagna di “hasbara“, termine ebraico usato per indicare la comunicazione istituzionale israeliana, spesso tradotto come “propaganda“. Un’altra indagine, pubblicata da Misbar, portale di fact-checking arabo, ha documentato migliaia di inserzioni diffuse non solo su Google e YouTube, ma anche su piattaforme di Meta come Facebook e Instagram. Questi dati, però, non compaiono nel protocollo citato da DropsiteNews, che si limitano a riportare gli accordi con Google, YouTube, X e Outbrain/Teads.