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Brescia, prof di religione accusato di abusi su una studentessa minorenne e di detenzione di file pedopornografici: «Chat inequivocabili»

09 Settembre 2025 - 13:04 Marianna Satta
Il pm ha chiesto una condanna a oltre cinque anni di carcere per l'insegnante e avvocato quarantenne

Un professore di religione e avvocato penalista di Brescia, sposato e padre di due figli piccoli, è imputato per atti sessuali contro una sua alunna di sedici anni, e per la detenzione di materiale pedopornografico. Si parla di almeno 28.000 file trovati sui suoi dispositivi. Il professore ha precisato che si tratta di una statistica legata all’iscrizione a chat Telegram in cui sarebbero transitate migliaia di immagini, una parte delle quali riguarderebbe minorenni, negando però la presenza di bambini.

L’inizio dell’inchiesta

L’inchiesta è scattata oltre un anno fa dopo le segnalazioni della psicologa che seguiva la studentessa in un momento di fragilità. La famiglia della giovane ha poi sporto denuncia dopo aver scoperto sul suo cellulare le chat con l’insegnante, queste comprendevano anche immagini esplicite. Il professore è stato arrestato poco dopo, mandato in carcere e poi ai domiciliari, revocati a dicembre 2024. Il processo si sta svolgendo con rito abbreviato, che prevede uno sconto di un terzo della pena. Al termine della requisitoria, il pm Alessio Bernardi ha chiesto una condanna a cinque anni e quattro mesi di reclusione. L’imputato continua a dichiarasi innocente e a negare qualunque approccio intimo con l’allieva, sostenendo anche che l’accumulo di materiale pedopornografico non sia stato volontario, ma conseguenza della sua iscrizione a un gruppo su Telegram.

Prossimi sviluppi

La prossima udienza è fissata per il 13 ottobre 2025, durante la quale prenderanno la parola i difensori dell’imputato, gli avvocati Giovanni Frattini e Domenico Servillo, e non si esclude che in tale data il processo possa già giungere a sentenza. Nonostante i domiciliari siano stati revocati, e quindi la possibilità per il professore di tornare a insegnare, questi ha deciso di non farlo e di attendere l’esito giudiziario. Le indagini hanno cercato di ricostruire non solo l’inizio e lo svolgimento del rapporto tra l’insegnante e la ragazzina, ma anche i comportamenti del professore durante le attività didattiche e il suo atteggiamento verso gli altri studenti nelle dieci classi in cui insegnava.

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