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Uno scudo per Bartolozzi? Così il governo difenderà a oltranza Giusi dall’«atto di guerriglia» su Almasri

10 Settembre 2025 - 06:47 Alessandro D’Amato
giusi bartolozzi indagine almasri scudo governo meloni
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La capo di gabinetto di Nordio ha ricevuto rassicurazioni durante la sua visita a Palazzo Chigi. Oggi la giunta su Piantedosi, il guardasigilli e Mantovano

Giusi Bartolozzi sarà «difesa a oltranza» dal governo Meloni. Che sta pensando a uno scudo per la capo di gabinetto del ministro Carlo Nordio. E lo ha deciso dopo la sua visita a Palazzo Chigi, nella quale l’ex magistrata ha portato la notizia dell’indagine nei suoi confronti per false informazioni al pubblico ministero sul caso Almasri. Bartolozzi, scrive il Foglio, ha informato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. E ha ricevuto rassicurazioni dai vertici del governo: lo scudo varrà anche per lei.

Il caso Bartolozzi-Almasri

Oggi in giunta si incardinerà il processo che porterà al voto per l’autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano. E i deputati meloniani sono pronti a chiedere di allargare l’immunità anche a Bartolozzi. Proteggendola con un voto parlamentare in virtù del suo ruolo. Poi la palla tornerà al tribunale dei ministri, che dovrà esprimersi sul caso. Ma i vertici di FdI pensano che i giudici potrebbero opporsi. L’ultima parola spetta alla procura di Roma. Atti e testimonianze attribuirebbero a Bartolozzi un ruolo chiave nei giorni dell’arresto di Almasri fino al suo rientro in Libia. Secondo il Corriere della Sera a Palazzo Chigi vedono l’iniziativa della magistratura come «un atto di guerriglia».

Un atto di guerriglia

Ovvero per fermare la riforma della giustizia targata Meloni-Nordio. «L’operazione della Procura è chiara», spiega un ministro, «pensano di dividerci tra Orazi e Curiazi. Ma faremo muro anche a difesa della capo di Gabinetto». Per la presidente del Consiglio «è solare che l’inchiesta c’entra con la nostra decisione di separare le carriere dei magistrati». Intanto c’è chi ancora rimpiange la scelta politica di non mettere il segreto di Stato sull’operazione. E chi pensa che sia pericoloso per l’esecutivo proteggere i suoi a colpi di voti parlamentari.

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