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Sedata e operata senza consenso: subito a processo il chirurgo Bravi, già indagato per la morte di Simonetta Kalfus

11 Settembre 2025 - 14:39 Davide Aldrigo
È accusato di lesioni gravissime e violenza privata. Imputato anche un anestesista. I due avrebbero obbligato la paziente a un secondo intervento per correggere il primo

Lesioni aggravate, violenza privata ed esercizio della professione senza autorizzazioni. Queste gravi accuse sono valse al chirurgo romano Carlo Bravi, già ai domiciliari per il decesso di Simonetta Kalfus, una citazione diretta in giudizio, che lo vedrà comparire a processo tra pochi mesi. L’udienza predibattimentale è fissata per dicembre. In tribunale il medico dovrà difendersi a proposito di una vicenda del marzo 2024, quando dopo un intervento al seno malriuscito il chirurgo avrebbe obbligato la paziente a sottoporsi a un’altra operazione, senza ricevere il consenso per l’anestesia.

Il caso del 2024

La vicenda che vedrà il dottor Bravi imputato si era svolta in due parti. Secondo la ricostruzione del pm Eleonora Fini, il medico avrebbe operato la paziente una prima volta in una struttura inadeguata, senza personale di sala, senza le attrezzature necessarie, diagnosticando alla paziente un disturbo «che non pare trovare fondamento in alcun documento» e persino seguendo una procedura sbagliata, «non indicata per quel tipo di disturbo». Mancherebbe inoltre la documentazione attestante l’attività compiuta, i materiali e farmaci con le relative etichette. Qualche giorno più tardi, accortosi dell’errore commesso, il chirurgo con un anestesista avrebbe praticamente obbligato la giovane a sottoporsi ad una seconda operazione, facendole somministrare l’anestesia nonostante lei non avesse dato il suo consenso. I due sono accusati di violenza privata: quel giorno avrebbero trattato «con violenza» la donna, paventandole gravi conseguenze qualora non si fosse sottoposta all’intervento.

Le conseguenze sulla paziente

Già dopo il primo intervento la paziente aveva riportato lesioni gravissime – con le quali deve ancora convivere – che le avevano fatto sviluppare una severa infezione. Sulla base di questa il chirurgo, senza prescrivere alcuna terapia antibiotica, aveva poi forzato la paziente al secondo intervento, correttivo del primo. L’espianto della protesi mammaria sinistra aveva prodotto «cicatrici aggiuntive», esito di una pratica svolta «senza il consenso della persona offesa, né scritto né verbale», all’anestesia.

Il medico già indagato per la morte di Simonetta Kalfus

Un anno dopo la vicenda per la quale comparirà in giudizio, il dottor Bravi era stato – ed è tuttora – indagato per un altro caso di malasanità, quello costato la vita a Simonetta Kalfus. La vittima, una 62enne di Ardea, si era rivolta al chirurgo per una liposuzione, ma dopo l’intervento aveva sviluppato una sepsi e 12 giorni più tardi era morta, senza mai ricevere una diagnosi. Nei giorni successivi sul corpo della donna era stata eseguita un’autopsia, alla presenza di un medico legale nominato dai familiari. Secondo il consulente, la liposuzione potrebbe essere stata la causa del decesso. «L’operazione doveva riguardare solo i glutei, ma il medico ci ha detto che le era stato tolto grasso ovunque, persino da sotto il mento», spiega il genero. «Il corpo era pieno di infezioni». Per la vicenda il chirurgo era stato posto agli arresti domiciliari.

Foto copertina: Simonetta Kalfus (a sinistra) e il dottor Carlo Bravi, autore dell’intervento costatole la vita

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