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La Bce e von der Leyen spingono sull’euro digitale ma il relatore scelto dal Parlamento Ue tiene tutto bloccato: «Siamo sicuri che ci serva davvero?»

12 Settembre 2025 - 14:30 Gianluca Brambilla
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Bce e Commissione europea chiedono di accelerare sull'iter legislativo per la nuova valuta elettronica. Ma lo spagnolo Juan Navarrete, incaricato di seguire il dossier, non sembra affatto convinto della bontà del progetto

Per Christine Lagarde, l’euro digitale è uno strumento indispensabile per assicurare che «l’area euro mantenga il controllo sul suo futuro finanziario». Per Ursula von der Leyen, è una delle tante soluzioni che possono «rendere la vita più semplice ad aziende e consumatori». Eppure, nonostante la spinta di due pesi massimi della politica europea, il progetto dell’euro digitale sembra essersi perso tra i corridoi del Parlamento europeo, che non ha ancora scritto (né tantomeno approvato) il regolamento che dovrebbe accompagnare la nascita della nuova valuta elettronica. E c’è un altro elemento che contribuisce (e non poco) a rallentare i lavori: l’eurodeputato incaricato di guidare l’iter legislativo, ossia lo spagnolo Juan Navarrete, non sembra affatto convinto della bontà del progetto.

Lo spagnolo scelto per stabilire le regole dell’euro digitale

Elettro tra le fila del Partido Popular, Navarrete ha ricevuto l’incarico di relatore della proposta di legge sull’euro digitale. Un compito delicato per il 49enne spagnolo, che prima di approdare a Strasburgo ha lavorato come capo di gabinetto di Pablo Hernández de Cos, governatore della Banca di Spagna dal 2018 al 2024. Spetterebbe proprio a Navarrete, in quanto relatore, portare avanti l’iter legislativo al Parlamento Ue e raggiungere un compromesso politico tra le diverse anime della maggioranza. A inizio anno, l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca ha convinto le istituzioni europee a premere l’acceleratore sull’euro digitale, considerato fondamentale per raggiungere l’autonomia strategica nei pagamenti elettronici. Il lavoro della Banca centrale europea, in effetti, ha subito un’accelerazione, con l’Eurotower che è al lavoro sulla fase di progettazione dell’euro digitale e punta a rendere possibili le prime transazioni entro la metà del 2028.

Tutti i dubbi di Juan Navarrete sull’euro digitale

Ma perché il progetto possa davvero vedere la luce, occorre che anche i lavori al Parlamento europeo procedano allo stesso ritmo. Eppure, da inizio 2025 ad oggi, di passi in avanti ce ne sono stati ben pochi. Juan Navarrete ha centellinato le interviste e le occasioni in cui ha parlato pubblicamente di euro digitale. E quando lo ha fatto, si è mostrato piuttosto scettico sulla bontà del progetto. «La soluzione» alla dipendenza dell’Ue dai fornitori americani di servizi di pagamento, diceva lo scorso giugno intervenendo in aula, «non può essere quella di bloccare l’innovazione europea in un unico prodotto che presenta rischi economici significativi, solleva preoccupazioni tra i cittadini in merito alla loro privacy e impedisce l’emergere di opzioni alternative».

Insomma, non esattamente le parole che ci si aspetterebbe di sentire da chi è stato incaricato di contribuire alla nascita dell’euro digitale e stabilire le regole che dovrà seguire. Nel corso dell’estate, l’eurodeputato spagnolo ha continuato a esprimere dubbi sul progetto, pubblicando un lungo articolo (27 pagine) dal titolo piuttosto evocativo: Ci serve davvero l’euro digitale?. «L’attuale proposta relativa all’euro digitale – scrive Navarrete – sembra essere emersa come parte di una più ampia serie di risposte politiche volte a rendere il sistema finanziario adatto all’era digitale e a ripristinare la fiducia dei cittadini ottenendo risultati migliori». Peccato, conclude lo spagnolo, che l’euro digitale «non sembra essere la soluzione, e in alcuni casi non è nemmeno la soluzione più ottimale dal punto di vista dei costi-benefici, a nessuno di questi problemi».

Il faccia a faccia con Lagarde al Parlamento Ue

I diversi punti di vista con cui la Bce e il Parlamento Ue guardano al progetto dell’euro digitale erano emersi già lo scorso giugno durante un’audizione di Christine Lagarde a Bruxelles. Rivolgendosi ai legislatori, la presidente della Banca centrale europea ha lanciato un avvertimento sull’impatto che le stablecoin statunitensi potrebbero avere sulla sovranità monetaria dell’Europa: «Ci assumeremo tutti una responsabilità di fronte agli sviluppi storici, se questo progetto non verrà almeno sottoposto al vostro dibattito in tempi brevi». Navarrete le ha risposto argomentando tutti i suoi dubbi sul fatto che l’euro digitale possa davvero contrastare le stablecoin Usa. E se finora il pressing della Bce non ha funzionato per convincere il Parlamento europeo ad accelerare sul progetto, chissà che il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato da von der Leyen a Strasburgo – e che includeva proprio un riferimento all’euro digitale – possa riuscire finalmente a smuovere le acque.

Foto copertina: EPA/Ronald Wittek | Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, e Roberta Metsola, presidente del Parlamento Ue

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