La nuova Maturità di Valditara avrà due commissari in meno: dalla sanità ai precari, come saranno usati i 37 milioni risparmiati


Sarà di 36,8 milioni di euro il risparmio dello Stato dopo la scelta di ridurre il numero di docenti nelle commissioni dell’esame di maturità, da sette a cinque docenti. Di questi, 15 milioni torneranno agli insegnanti in forma diversa: saranno reinvestiti nella copertura sanitaria integrativa per tutti gli insegnanti, compresi i supplenti fino al 30 giugno. È quanto emerge dalla relazione tecnica della riforma dell’esame di maturità voluta dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Una maturità che recupera il suo nome storico, l’attuale «Esame di Stato» torna infatti a chiamarsi «Maturità», recuperando così la dicitura in uso fino al 1997, prima che la riforma voluta dall’allora ministro Luigi Berlinguer ne modificasse il nome. Ma non si tratta di un semplice salto nel linguaggio del passato, anzi. L’esame cambia sul piano operativo. Gli studenti dovranno sostenere tutte le prove per essere promossi, e chi prova a fare «scena muta» all’orale per protesta contro il sistema scolastico, come accaduto più volte quest’anno, sarà bocciato. Addio promozioni matematiche.
I soldi risparmiati con il taglio delle commissioni
Secondo i calcoli del ministero basati sull’anno scolastico 2023/24, il sistema attuale comporta una spesa di 140,7 milioni di euro per compensi e trasferte dei commissari. Con le commissioni ridotte da sette a cinque membri, la spesa totale scenderà a 103,8 milioni, generando un risparmio di 36,9 milioni di euro. Una parte di questi risparmi, circa 15 milioni, verrà dunque reinvestita per garantire una copertura sanitaria integrativa a tutti gli insegnanti. Questa volta sono compresi anche i supplenti con contratto fino al 30 giugno. Fino ad oggi, infatti, i docenti e il personale tecnico amministrativo precario non potevano accedere a questa polizza aggiuntiva. Con la riforma, anche loro – circa 235.000 persone, tra 195mila insegnanti e 40mila dipendenti amministrativi – potranno beneficiare della copertura, con un costo stimato di 64 euro a persona, che copre l’intero stanziamento di 15 milioni. L’obiettivo è garantire pari diritti a tutti i lavoratori della scuola. Ma non solo. Come si legge nella relazione tecnica, si eviteranno così numerosi contenziosi legali.

I compensi del commissari non cambiano
Nella relazione tecnica si sottolinea che, anche con meno commissari, i compensi di ciascun membro della commissione restano gli stessi. Questo perché l’importo che riceve ogni commissario è stabilito da un decreto interministeriale tra Istruzione ed Economia che fissa i salari per tutti i commissari. Il risparmio per lo Stato, quindi, non viene dai compensi individuali, ma solo dal fatto che ci sono meno persone da pagare in ciascuna commissione. In futuro, se lo riterrà necessario, il ministero potrebbe modificare questi compensi. Attualmente, i compensi variano a seconda del ruolo: il presidente di commissione percepisce 1.249 euro, i commissari esterni 911 euro e quelli interni 399 euro. A questi si aggiungono le indennità di trasferta, differenziate in base alla distanza: da 171 euro per sedi raggiungibili in massimo 30 minuti, fino a 2.270 euro per percorsi superiori ai 100 minuti con mezzi extraurbani. I commissari interni che lavorano su due classi della stessa commissione vedono raddoppiare il compenso (798 euro totali), mentre per gli esami preliminari dei candidati privatisti è previsto un compenso di 15 euro per materia e candidato, fino a un massimo di 840 euro.
