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Francesca Donato e la morte del marito: «Qualcuno lo ha strangolato in auto»

15 Settembre 2025 - 06:22 Alba Romano
angelo onorato francesca donato
angelo onorato francesca donato
L'ex europarlamentare: la procura ha chiesto l'archiviazione, mi opporrò

Lady Onorato non vuole più stare zitta. Francesca Donato, ex europarlamentare della Lega e oggi vicepresidente della Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, non si rassegna alla chiusura delle indagini sulla morte del marito. L’architetto Angelo Onorato è stato trovato senza vita a 54 anni il 25 maggio 2024 con una fascetta di plastica stretta al collo sul sedile di guida della sua auto, ferma nei pressi della circonvallazione di Palermo. L’inchiesta per omicidio si è conclusa con un nulla di fatto. Lasciando addirittura aperta l’ipotesi del suicidio. «Io e i miei figli abbiamo bisogno della verità. E quello che emerge dal fascicolo sono fatti dirimenti che fanno escludere che Angelo si sia ucciso. Qualcuno gli ha stretto quella fascetta al collo», dice lei a Repubblica.

L’opposizione all’archiviazione

Donato anticipa a Repubblica che con il suo legale Vincenzo Lo Re «presenteremo opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura e chiederemo che le indagini continuino. Non sto parlando da moglie straziata dal dolore e in preda all’emotività. Dalle duemila pagine del fascicolo d’indagine emergono tanti buchi neri, fatti sconvolgenti e anche qualcosa di più dell’ipotesi di un movente per l’omicidio di mio marito, maturato in un contesto legato alla sua attività di imprenditore. Fatti da approfondire e che portano ad escludere proprio l’ipotesi del suicidio».

I sospetti

Poi elenca i sospetti: «La fascetta stretta al collo di Angelo, innanzitutto. Né su quella, né sull’altra ritrovata per terra accanto allo sportello posteriore destro aperto, sono state rilevate impronte digitali. Né di Angelo né di altri. Il che vuol dire che chiunque l’abbia stretta al collo di mio marito indossava dei guanti. Angelo è stato ritrovato morto, sul sedile di guida dell’auto con la cintura di sicurezza allacciata, e non aveva guanti. Come potrebbe essersi stretto quella fascetta senza lasciare le sue impronte?». Sull’auto, aggiunge, «altre impronte sono state rilevate ma nelle carte si legge che non sono state ritenute idonee per la comparazione. Dall’autopsia risultano ecchimosi ed escoriazioni sul volto e sulle braccia, compatibili con uno “strangolamento eteroindotto”, come afferma il medico legale. E poi è venuta fuori una novità sconvolgente».

La novità sconvolgente

Ovvero questa: «Sulla macchina erano montati un gps e una centralina che rilevano gli spostamenti ma anche le interazioni dell’auto: quando ho letto dalla perizia che l’ultimo movimento rilevato, alle 11.07 di quella mattina, era “sportello aperto” sono saltata per aria. L’unico sportello semiaperto era quello posteriore destro che, vista la posizione di mio marito, non può essere stato lui ad aprire. Se fosse sceso e risalito al posto guida l’ultima interazione dovrebbe riportare una chiusura di sportello. Tutto indica che in macchina c’era un’altra persona, l’ha strangolato da dietro ed è uscita dallo sportello posteriore destro, rimasto aperto».

Le telecamere

Ma le telecamere non hanno inquadrato nessuno: «Tutti sanno che proprio nel tratto di strada dov’era parcheggiata l’auto non c’erano telecamere e dunque chiunque potrebbe essere sceso da quello sportello ed essersi allontanato attraverso l’edificio abbandonato che stava vicino all’auto, a pochi metri. Nei video che riprendono la strada prima e dopo si è cercato solo qualche auto che sostasse, ma ciò non basta ad escludere che qualcuno che magari era già lì possa essere prima sceso e poi risalito al volo su una macchina fermatasi per qualche secondo».

Il movente

Infine, il movente: «Io ho idee molto chiare. E leggendo le carte c’era più di un movente da approfondire, avvalorato da testimonianze e documenti. Angelo negli ultimi tempi aveva paura, era pressato da persone che, per alcuni impegni che aveva preso, avanzavano pretese che lui non intendeva assecondare. A marzo aveva notato di essere seguito da due uomini in moto, lo aveva confidato a uno dei testi sentiti, ma lo aveva detto anche a me: “C’è qualcuno che mi potrebbe ammazzare”. Ci sono stati anche dei sospettati, su cui secondo me non si è indagato abbastanza, le intercettazioni non hanno fornito elementi e il pm ha deciso di chiudere tutto. Per la Scientifica da subito si è trattato di suicidio e la procura l’ha ritenuto plausibile».

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