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Auto elettriche, Draghi boccia la linea Ue: «Gli obiettivi del Green Deal si basano su presupposti che non valgono più»

16 Settembre 2025 - 12:35 Gianluca Brambilla
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L'ex premier invita l'esecutivo europeo a rimettere mano alle regole: «I modelli sono ancora troppo costosi e l'innovazione europea è rimasta indietro»

Gli obiettivi posti dall’Unione europea sulla transizione verso l’auto elettrica «si basano su presupposti che non sono più validi». A dirlo è Mario Draghi, nel suo intervento alla conferenza organizzata dalla Commissione europea sul primo anno del suo report sulla competitività. Da Bruxelles, l’ex premier ha invitato l’esecutivo di Ursula von der Leyen – presente accanto a lui all’evento – a rimettere mano al divieto di produzione di nuove auto a benzina e diesel, previsto per il 2035.

La crisi dell’automotive e la transizione che procede a rilento

Quella scadenza, ha spiegato Draghi, «era stata concepita per innescare un circolo virtuoso: obiettivi chiari avrebbero spinto gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, fatto crescere il mercato interno, stimolato l’innovazione e reso i modelli elettrici più economici. Si prevedeva che batterie, microchip si sviluppassero parallelamente. Ma ciò non è avvenuto». Nel 2024, l’automotive è stato travolto da una crisi che ha portato alla chiusura di stabilimenti e a decine di migliaia di licenziamenti in tutta Europa. Draghi ha quindi passato in rassegna i motivi per cui il passaggio all’auto elettrica sta procedendo più lentamente di quanto ci si aspettasse: «L’installazione dei punti di ricarica deve accelerare di tre o quattro volte nei prossimi cinque anni per raggiungere una copertura adeguata. L’innovazione europea è rimasta indietro, i modelli rimangono costosi e le politiche relative alla catena di approvvigionamento sono frammentate».

La revisione delle regole Ue

Quella pronunciata a Brxuelles è la presa di posizione più netta da parte di Draghi sul tema dell’automotive. Nei mesi scorsi, l’ex premier ha preso le difese del Green Deal, considerato fondamentale per rilanciare la competitività europea. Ma ha anche invitato le istituzioni europee a rimettere mano a quei provvedimenti che si sono rivelati troppo ambiziosi o inefficaci, a partire proprio dal settore automobilistico. «La prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale e fare il punto sugli sviluppi del mercato e tecnologici», ha indicato Draghi, chiedendo «un approccio integrato per l’incremento dei veicoli elettrici, che tenga conto delle catene di approvvigionamento, delle esigenze infrastrutturali e del potenziale dei carburanti a zero emissioni di carbonio».

La battaglia politica sul motore endotermico

Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Ursula von der Leyen ha difeso la linea adottata in materia di automotive: «Il futuro è l’elettrico. E l’Europa deve far parte di questo futuro», ha scandito davanti agli eurodeputati a Strasburgo, annunciando una nuova iniziativa volta a incentivare la produzione di piccole ed economiche auto elettriche «made in Europe». Ma nei prossimi mesi si aprirà la fase di revisione del regolamento Ue sulle emissioni e il Ppe, primo partito al Parlamento Ue, spinge per mantenere in vita il motore endotermico anche dopo il 2035. Una battaglia di cui, in sede di Consiglio, si è fatto promotore anche il governo italiano: «Sono convinto che la decisione dell’Ue sul motore endotermico cadrà, la realtà ci porta a questo», ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, poco dopo l’intervento di Draghi a Bruxelles.

Foto copertina: EPA/Olivier Matthys | Mario Draghi alla conferenza “One Year After the Draghi Report on Competitiveness” a Bruxelles, 16 settembre 2025

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