Dehors, a fine anno scade il “liberi tutti” dell’era Covid: cosa dice il nuovo decreto che studia il governo e perché potrebbe esserci ancora un rinvio


Il tempo delle maglie larghe sui dehors, frutto degli anni del Covid, potrebbe essere presto un ricordo del passato. La regolamentazione introdotta dal governo Conte II durante l’emergenza pandemica andrà in scadenza il 31 dicembre prossimo. E il governo, dopo la legge delega ricevuta, è al lavoro per mettere a punto nuove regole. Nel mese di ottobre, il dossier potrebbe approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri che potrebbe organizzare il tutto entro la fine dell’anno, ma c’è anche il rischio che il dossier venga rinviato nuovamente. L’obiettivo resta lo stesso di sempre: provare a trovare un equilibrio tra le richieste degli esercenti, che premono per continuare ad avere la possibilità di “ampliare” il proprio spazio a disposizione, e quelle dei sindaci, che chiedono una disciplina più chiara sui tavolini all’aperto.
Il doppio binario di azione del governo
Il decreto a cui lavora il governo ha un doppio binario di azione. Il primo prevede di cancellare la necessità di passare dalla Soprintendenza per mettere tavolini o altre strutture mobili all’esterno del locale, a meno che ci si trovi nelle immediate vicinanze di monumenti «eccezionali sul piano del valore identitario». Altrimenti, si applicherà la disciplina ordinaria sull’occupazione di suolo pubblico, che prevede di fare richiesta al Comune e pagare il rispettivo canone. Il secondo binario di azione prevede di dare più autonomia agli enti locali. Questi ultimi saranno liberi di fare accordi con gli uffici territoriali del ministero per stabilire una serie di criteri in base ai quali è possibile avvalersi di un’autorizzazione automatica, senza alcuna richiesta da inoltrare al Comune.
La fuga in avanti di alcune città
In questo modo, il governo spera di aggiornare le regole esistenti sui dehors, mettendo d’accordo esercenti e amministratori locali. Questi ultimi, in particolare, chiedono da tempo di rimettere mano alla normativa, sia per ragioni di decoro che di sicurezza. «Auspichiamo che il governo faccia la sua parte, eliminando la distorsione provocata dalle continue proroghe del regime emergenziale Covid», aveva detto Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, quando lo scorso marzo l’assemblea capitolina ha approvato un regolamento volto a ridurre i dehors nelle vie del centro. In assenza di un intervento da parte della politica nazionale, alcune città si erano mosse in autonomia per cambiare le regole. Tra queste c’è proprio la Capitale, che la scorsa primavera ha introdotto nuovi vincoli per i dehors nelle aree Unesco e ha aumentato i canoni a carico degli esercenti.
Gli esercenti applaudono: «I dehors possono valorizzare le città»
E proprio dagli esercenti arrivano pareri positivi sulla bozza di provvedimento che circola in questi giorni. «Se ben utilizzati e progettati, i dehors possono diventare un pezzo importante dell’arredo urbano e contribuire a valorizzare le nostre città», spiega a Open Roberto Calugi, direttore generale di Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi. In questi mesi, la sua associazione ha interloquito con governo e parlamento in merito alla normativa di riferimento sui dehors e approva la linea scelta finora dall’esecutivo. Il testo è ancora in fase di discussione e non è chiaro quando approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Anzi, c’è la possibilità concreta che le norme stabilite nell’era Covid restino in vigore ben più a lungo del previsto.
Verso un nuovo rinvio delle regole dell’era Covid
Lo prevede un emendamento presentato in questi giorni dal relatore al ddl sulla Semplificazione delle attività economiche – attualmente all’esame del Senato – che propone di mantenere le regole attuali fino al 30 giugno 2027 e non, come prevede l’attuale scadenza, fino al 31 dicembre 2025. La stessa proposta concede al governo un anno in più di tempo per l’attuazione della delega prevista dalla legge sulla concorrenza per il riordino del settore, con la scadenza che slitta dal 16 dicembre 2025 al 31 dicembre 2026. «La materia è complessa, non c’è dubbio. Ci sono da mettere sul piatto gli interessi degli imprenditori ma anche quelli residenti, e spetta alla politica trovare una sintesi. Detto ciò, spero che si arrivi il prima possibile all’approvazione di un decreto legislativo e che non si aspetti fino alla fine del 2026», dice ancora Calugi.
Niente dehor per chi non ha il servizio al tavolo
Secondo le stime di Fipe, circa il 40% degli oltre 330 mila esercizi pubblici attivi in Italia possiede un dehor. Il che significa che di dehors, in Italia, se ne possono stimare circa 150 mila. «Negli ultimi anni sono cambiati gli stili di consumo: sempre più persone chiedono di consumare all’esterno e vivere gli spazi esterni dei nostri locali. Secondo le nostre analisi, avere o no un dehor incide tra il 20 e il 30% del fatturato di un’attività», spiega ancora Calugi. Eppure, di tutti quegli esercizi pubblici, solo alcuni potranno avere dehors, in base alle nuove regole su cui sono al lavoro governo e parlamento. La bozza del provvedimento prevede infatti una via facilitata solo per chi offre servizio al tavolo, come ristoranti, bar e pizzerie. Altre realtà simili, come le gelaterie, rischiano invece di essere tagliate fuori. «È una distinzione di buon senso. I dehors – precisa il direttore generale di Fipe – sono spazi destinati al consumo stabile, non immediato. Serve un’attività di assistenza, somministrazione e presidio per far sì che siano tenuti puliti e in ordine».
Foto copertina: ANSA/Maurizio Brambatti