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Scuola, i tribunali danno ragione ai supplenti (risarcendoli): perché non sono obbligati a prendere le ferie solo durante le festività

17 Settembre 2025 - 17:26 Ygnazia Cigna
scuola assegnazioni nomine supplenze caos
scuola assegnazioni nomine supplenze caos
La vittoria degli insegnanti con contratto a termine che si sono ritrovati in ferie d'ufficio nei periodi di Natale, Pasqua e fine anno scolastico

Le aule dei tribunali diventano, ancora una volta, terreno di rivincita per i docenti precari. A Parma, Vercelli e in molte altre città, i giudici del lavoro stanno pronunciando sentenze che segnano un punto fermo: i supplenti non possono essere collocati in ferie d’ufficio durante Natale, Pasqua o alla fine dell’anno scolastico. Una pratica piuttosto diffusa, ma illegittima, che ha aperto la strada a risarcimenti che vanno da poche migliaia fino a oltre diecimila euro, a seconda degli anni di servizio. Una sentenza del Tribunale di Parma ha condannato il ministero dell’Istruzione e del Merito al pagamento di 1.722 euro a una docente precaria, con supplenza annuale. L’insegnante non aveva chiesto ferie e le erano state imposte d’ufficio. Il giudice, richiamandosi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea e alla Corte di Cassazione, ha riconosciuto che gli insegnanti a tempo determinato non possono subire una sottrazione automatica dei giorni di riposo. Le ferie vanno concordate e il dirigente scolastico ha l’obbligo di informare il docente, con comunicazioni formali e puntuali, affinché possa esercitare il suo diritto. Diversamente, scatta l’indennità sostitutiva.

Oltre 10mila di risarcimento a un docente di Vercelli

Il caso di Parma non è isolato. Anzi, si aggiunge a una serie di sentenze analoghe che negli ultimi tempi si stanno moltiplicando. Tra queste, ad esempio, la decisione del Tribunale di Vercelli: oltre 10.200 euro di risarcimento sono stati riconosciuti a un insegnante che, per anni, era stato collocato d’ufficio in ferie durante le sospensioni didattiche, senza averne mai fatto richiesta. Le sentenze locali si inseriscono in un quadro più ampio, tracciato dalla Corte di Giustizia europea e recepito dalla Cassazione. Il diritto, infatti, vieta la perdita automatica delle ferie e dell’indennità sostitutiva senza una verifica concreta: il datore di lavoro deve dimostrare di aver messo il dipendente in condizione di usufruirne. La Cassazione ha chiarito che un docente a tempo determinato non può essere considerato automaticamente in ferie tra la fine delle lezioni e il 30 giugno, data di chiusura dell’anno scolastico. E che la normativa italiana va interpretata alla luce delle direttive europee.

I ricorsi

La valanga di ricorsi recenti arriva infatti da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, sollecitata dal caso di due insegnanti supplenti con contratto fino al 30 giugno che avevano chiesto il pagamento delle ferie non godute. In un primo momento il Tribunale di Reggio Emilia aveva accolto la loro richiesta, ma la Corte d’Appello di Bologna l’aveva respinta. La Cassazione ha poi ribaltato la decisione, stabilendo che per i docenti precari non è obbligatorio fruire delle ferie esclusivamente nei periodi di sospensione delle lezioni, come Natale o Pasqua, a differenza di quanto avviene invece per il personale di ruolo. La Cassazione ha infatti chiarito che, alla luce di una direttiva europea e delle sentenze della Corte di Giustizia Ue, non può esserci la perdita automatica del diritto alle ferie senza prima accertare che il lavoratore abbia avuto la possibilità concreta di usufruirne. Di conseguenza, la Cassazione ha stabilito che il docente a tempo determinato ha diritto all’indennità sostitutiva delle ferie non godute, «a meno che il datore di lavoro dimostri di averlo inutilmente invitato a goderne». L’onere della prova, dunque, ricade sull’amministrazione scolastica, che deve dimostrare di aver informato il docente in modo chiaro, trasparente e formale, mettendolo effettivamente in condizione di esercitare il proprio diritto alle ferie.

Il sindacato che sta seguendo le cause

Dietro i numerosi ricorsi in tutta Italia, c’è il sindacato Anief, che rivendica i successi in tribunale. «Ancora una volta un nostro ricorso produce una vittoria senza se e senza ma», ha dichiarato il presidente Marcello Pacifico dopo il caso di Parma. «La quantità di soldi recuperati è sempre più rilevante: a Genova, ad esempio, otto docenti hanno ottenuto complessivamente 65mila euro, con migliaia di euro ciascuno». La giustizia ha così dato loro ragione: le ferie sono un diritto da rispettare, non un automatismo burocratico da imporre. E la valanga di sentenze che si sta abbattendo sul ministero dell’Istruzione e del Merito lascia intravedere un futuro in cui la prassi delle ferie «forzate» potrebbe ridursi notevolmente.

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