Ultime notizie AtleticaCharlie KirkFestival di OpenGazaGlobal Sumud FlotillaMarcell Jacobs
ATTUALITÀInchiesteLazioRomaSanità

Morì dopo una trasfusione per l’altra paziente nella stessa stanza, l’errore dell’infermiere ignorato: la Asl di Roma condannata a pagare 9 eredi

21 Settembre 2025 - 09:52 Giulia Norvegno
ospedale referto sbagliato
ospedale referto sbagliato
L'errore all'ospedale di Colleferro ammesso dall'infermiera in una relazione. Documento che sarebbe stato noto ai medici, ma omesso nella cartella clinica. In più i medici sarebbero arrivati molto tardi alla diagnosi che avrebbe potuto salvare la vita della paziente di 77 anni. La sentenza contro cui la Asl di Roma ha deciso di non fare ricorso

La trasfusione che aveva portato alla morte una donna di 77 anni ricoverata a Colleferro era per la compagna di stanza, non per lei. E non fu il solo errore dietro al decesso dell’anziana di Artena, in provincia di Roma, avvenuto nel 2011, per cui la Asl Roma 5 è stata condannata a pagare un maxi risarcimento di circa 1,6 milioni di euro. Come riporta il Messaggero, l’azienda sanitaria non farà ricorso contro la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte d’Appello di Roma. Alla donna, ricoverata per 28 giorni prima di essere trasferita al policlinico Umberto I di Roma dove è morta, fu fatta una trasfusione di sangue destinata alla vicina di letto. Un errore che provocò enormi problemi al suo sistema immunitario, considerato che era stata effettuata con un gruppo sanguigno diverso dall’A Rh+ della paziente.

I due errori fatali dietro la morte dell’anziana

All’anziana fu diagnosticata dopo 27 giorni di ricovero, quindi con grave ritardo, la sindrome di Guillain-Barré. Si tratta di una malattia autoimmune che colpisce il sistema nervoso. Nella cartella clinica della signora, inoltre, non comparve l’errore relativo alla trasfusione che, se citato, poteva essere molto utile al lavoro dei medici dell’Umberto I di Roma. Così le condizioni della donna peggiorarono drasticamente giorno dopo giorno fino al decesso.

Nove eredi si dividono il risarcimento

La causa è partita nel 2015 e cinque anni più tardi arrivò la sentenza di condanna in primo grado, contro la quale l’Asl Roma 5 presentò ricorso in appello. Ora il secondo grado di giudizio ha confermato la tesi degli eredi della signora, sette figli e due nipoti che erano stati di fatto cresciuti dalla 77enne dopo la morte della loro madre. Sono loro che si divideranno il risarcimento in arrivo entro 30 giorni da quando, lo scorso 10 settembre, la sentenza della Corte d’Appello è divenuta definitiva.

Il giallo dell’errore dell’infermiere sparito dalla cartella clinica

A difendere le ragioni degli eredi è statore lo studio dell’avvocato Renato Mattarelli, che è riuscito ad appurare l’errore sulla trasfusione: «Quello trasfusionale è un atto medico e invece quell’operazione fu fatta da un infermiere che comunque già il giorno successivo aveva redatto una relazione sull’errore, quindi il primario e la direzione sanitaria dell’epoca erano presumibilmente a conoscenza di questo episodio», spiega il legale. «Invece nella cartella clinica della 77enne fu omesso e dunque non ne potevano essere a conoscenza i medici del policlinico Umberto I di Roma. Comunque il nostro studio, che è specializzato da tempo proprio sui danni da sangue gestendo casi provenienti da diverse zone d’Italia, tranne rari episodi in cui ci può essere una cattiva fede non vuole puntare il dito sui medici che spesso lavorano in condizioni estremamente complicate. In questo caso ci interessava far valere le ragioni della famiglia che ha sofferto le conseguenze di questi gravi errori sanitari».

La scoperta casuale e il trasferimento mai comunicato

La trasfusione sbagliata era stata scoperta casualmente da una figlia della donna defunta. Successivamente lo studio legale ha appurato che c’era stata la dichiarazione interna dell’infermiere che ammetteva l’errore. La famiglia non era stata nemmeno avvisata del trasferimento della 77enne al policlinico Umberto I di Roma, trovando il letto «già riassettato» della signora nel giorno di visita.