Dress code a scuola: solo 1 studente su 5 può vestirsi come vuole. A Taormina un istituto stampa un volantino con i divieti: «Semplice decoro»


Solo 1 studente su 5, in Italia, può andare a scuola vestendosi come vuole. Tutti gli altri devono seguire regolamenti più o meno stringenti, che qualche volta assomigliano a veri e propri dress code. È il caso di un istituto di Taormina, in provincia di Messina. Dove già dall’anno scorso una circolare che assomiglia più a un depliant illustra cosa si può o non si può indossare. Intervistata da Repubblica, la preside ha spiegato che si tratta di «abbigliamento consigliato» e che «nessuno si è mai lamentato. Nessun alunno. Nessun ragazzo. Mi sembra ovvio che a scuola ci si debba vestire in modo decoroso». Via canottiere e top sportivi, tacchi a spillo e gonne corte. Ma anche leggings e jeans strappati. Secondo una ricerca del sito Skuola.net gli studenti che devono seguire un regolamento dettagliato sono il 30%, mentre il 55% solo delle raccomandazioni.
I divieti più comuni
Tra i dirigenti scolastici c’è chi si limita a consigliare un «abbigliamento sobrio, decoroso e ordinato» e chi invece è più netto su cosa non è ammesso. Gonne corte e canottiere sono gli outfit presi di mira dalla maggior parte delle circolari. Nel mirino anche unghie appuntite e accessori appariscenti, e in alcuni casi non sono ammessi neanche leggings e collant attillati. Una scuola di Pisa vieta categoricamente «ogni tipo di pantaloncino e top di qualsiasi lunghezza e misura». Differente l’approccio di un istituto fiorentino, che ammette i bermuda fino al ginocchio «considerate le temperature dell’ultimo periodo di scuola». È noto infatti che le scuole italiane sono quasi sempre sprovviste di aria condizionata.
Le sanzioni
Anche sui provvedimenti disciplinari l’autonomia dei presidi è massima. Si va da semplici richiami a vere e proprie minacce di allontanamento per chi trasgredisce. Tra le motivazioni dei regolamenti spiccano il «rispetto dell’ambiente educativo», la sicurezza e l’igiene, «il decoro come esercizio di convivenza civile». A pochi giorni dall’inizio del primo anno scolastico, anche lo stop all’uso dello smartphone ha già prodotto le prime sanzioni. In questo caso si va dalla nota disciplinare alla sospensione fino a 3 giorni.