L’accordo per esportare alcolici in Indonesia di cui Bruxelles non vuole parlare


L’accordo commerciale che l’Unione europea e l’Indonesia sono vicine a siglare contiene una piccola rivoluzione per le aziende europee di alcolici. Dopo anni di colloqui, Bruxelles ha annunciato nelle scorse ore di aver concluso i negoziati dell’intesa con Giacarta. Una delle principali riguarda la possibilità per le aziende che producono vini e liquori nel Vecchio Continente di esportare i propri prodotti in Indonesia. Peccato che si tratti di una questione molto controversa per i negoziatori asiatici, che hanno accettato di aprire il proprio mercato, ma – rivela Politico – solo a patto di mantenere un certo riserbo.
La corsa di Bruxelles per trovare nuovi partner commerciali
A imprimere un’accelerata ai negoziati commerciali tra Bruxelles e Indonesia ha contribuito in modo determinante il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. In risposta alla guerra commerciale scatenata da Washington, l’Unione europea ha iniziato a darsi da fare per divincolarsi dall’alleato d’oltreoceano intensificando la ricerca di nuovi e più affidabili partner commerciali. Nelle scorse settimane, sono stati annunciati accordi con il Messico e il Mercosur, oltre all’avvio di una strategia per approfondire i legami con l’India. Alla lista delle nuove intese commerciali potrebbe aggiungersi presto anche l’Indonesia, con cui Bruxelles ha chiuso i negoziati proprio nei giorni scorsi.
Cosa prevede l’intesa tra Ue e Indonesia
L’intesa riduce significativamente i dazi, apre il mercato indonesiano alle aziende europee e tutela settori chiave come agricoltura, automotive, chimica e macchinari. «Il nostro accordo con l’Indonesia crea nuove opportunità per imprese e agricoltori e ci garantisce anche un approvvigionamento stabile e prevedibile di materie prime essenziali per l’industria Ue delle tecnologie pulite e dell’acciaio», ha evidenziato Ursula von der Leyen annunciando la conclusione dei negoziati. Nelle prime stime offerte dall’Ue, gli esportatori europei risparmieranno circa 600 milioni di euro all’anno in dazi e potranno vendere i propri prodotti a prezzi più accessibili per i consumatori indonesiani. L’accordo prevede l’eliminazione dei dazi sul 98,5% delle linee tariffarie e punta a favorire non solo il commercio ma anche nuovi investimenti in comparti strategici, come la farmaceutica e i veicoli elettrici. Per gli agricoltori europei ci sarà il via libera per le esportazioni di latticini, carne, frutta e verdura, mentre prodotti sensibili come riso, zucchero e banane fresche resteranno soggetti a tariffe o quote di salvaguardia.

La piccola rivoluzione (silenziosa) sugli alcolici
Ma nelle comunicazioni ufficiali della Commissione europea sull’accordo c’è una grossa novità che non viene menzionata: l’apertura del mercato indonesiano agli esportatori europei di vino e liquori. «Non lo stiamo pubblicizzando troppo a causa della delicatezza della questione per i nostri partner. Non volevamo che finisse sui giornali», ha dichiarato a Politico un alto funzionario Ue. Dietro la cautela di Bruxelles e di Giacarta c’è la rigida impostazione culturale e religiosa dell’Indonesia – che è il più grande Paese a maggioranza musulmana al mondo – in materia di alcolici. «Alcuni delegati dall’altra parte dicevano: “Rischio la vita facendo questo accordo”», ha spiegato sempre a Politico un altro funzionario europeo.
L’obiettivo delle aziende Ue: conquistare i turisti di Bali
Le quote incluse nell’accordo tra Ue e Indonesia sono piuttosto modeste: 1.985 tonnellate per il vino e 400 tonnellate per i superalcolici. A tutti questi prodotti sarà applicato un dazio del 5%. Dopo lo sforamento di quei limiti, le aliquote schizzano al 90% per il vino e al 150% per i superalcolici. «L’Indonesia non ha mai fatto concessioni sugli alcolici a nessun partner commerciale», sottolinea ancora uno dei due funzionari Ue. Nel Paese asiatico, il consumo annuo di alcol è decisamente contenuto: circa 0,1 litri di alcol puro pro capite. Ma ci sono alcune località turistiche, a partire dalla gettonatissima Bali, dove la domanda di alcolici è simile agli standard europei e occidentali.
Foto copertina: Dreamstime/Enrique Gomez Tamez