Garlasco: indagato Mario Venditti, l’ex pm dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. «Corrotto per scagionare Sempio»


«Serve una perizia calligrafica per attribuire i pizzini a chicchessia». Questa la reazione dell’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, commentando la notizia dell’indagine sull’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, e del biglietto sequestrato lo scorso 14 maggio in casa dei genitori dell’amico dei Poggi, in cui si leggerebbe «Venditti gip archivia per 20-30 euro». I parenti di Sempio, spiega Lovati, «sono sereni e stanno collaborando, stanno guardando PC e telefonini e verbalizzando». E infine: «Onestamente le cifre di cui si parla nell’appunto che sarebbe stato trovato – 20 o 30 mila euro – mi sembrano una base troppo esigua per un’ipotesi corruttiva di un professionista del genere». Le cifre però individuate nelle indagini del Gico della Gdf su alcuni prelievi sono però più alte.
Cosa è successo: la perquisizione a casa Sempio
I carabinieri e la Guardia di Finanza hanno perquisito le abitazioni di ex investigatori e inquirenti che hanno partecipato alle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Ad annunciarlo è il Tg1. Indagato sarebbe l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti. Che sarebbe stato corrotto per scagionare Andrea Sempio. Si parla anche di un appunto a penna su un bloc notes trovato a casa dei genitori di Sempio: “Venditti gip archivia X 20-30 euro”. E di anomalie nelle indagini, nelle quali sarebbero stati omessi passaggi delle intercettazioni. Gli indagati sono in tutto tre. Oltre a Venditti ci sono due appartenenti alle forze dell’ordine ora in congedo che lavoravano nella sezione di polizia giudiziaria della procura di Pavia: Silvio Sapone e Giuseppe Spoto. L’indagine è diretta dalla pm di Brescia Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete.
L’appunto sul bloc notes
Sarebbe di corruzione in atti giudiziari l’ipotesi di reato a carico di Venditti, che nel 2017 archiviò l’indagine su Sempio. Da questa mattina carabinieri e uomini della guardia di Finanza stanno perquisendo le abitazioni dell’ex procuratore oltre che quelle del circuito familiare di Sempio. Tra le perquisizioni anche quella delle abitazioni degli zii del 37enne indagato. Ma anche quelle di due ex carabinieri della polizia giudiziaria di Pavia oggi in congedo. L’operazione è coordinata dalla procura di Brescia, competente per i reati commessi dai magistrati pavesi. Venditti, oggi presidente del Casinò di Campione, è indagato per il ritrovamento di un appunto a casa dei genitori di Sempio. Il foglio si trovava in un bloc notes che risale a febbraio 2017. Giorni prima dell’avviso di garanzia per la morte di Chiara, che gli è stato notificato l’8 febbraio.
Il decreto di perquisizione
Nel decreto di perquisizione si parla di contatti «opachi» tra Sempio e i carabinieri che hanno condotto le indagini all’epoca. Secondo questa ipotesi di reato Sempio sarebbe stato informato delle domande a cui sarebbe stato sottoposto durante l’interrogatorio di garanzia del 2017. Ci sarebbero poi interi passaggi di conversazioni omessi nelle intercettazioni. Forse si parla proprio di quella tra Sempio e il padre Giuseppe in auto dopo il botta e risposta con gli inquirenti. Tra le frasi omesse una del padre di Sempio sul «pagare quelli lì». Venditti, secondo l’ipotesi di accusa, sarebbe quindi stato corrotto con la cifra stanziata dagli zii di Sempio: 30-40 mila euro.
Il decreto di perquisizione dice che secondo la procura di Brescia «le indagini condotte nel 2017 a carico di Sempio sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della pg incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali». Sarebbero emersi «alcuni contatti opachi» con personale della sezione di pg. Mentre «la breve durata dell’interrogatorio di Andrea Sempio» lascia trasparire «la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri».
L’intercettazione
Nel decreto di perquisizione si fa riferimento all’intercettazione ambientale di una conversazione tra Sempio e suo padre Giuseppe captata a bordo dell’auto dell’indagato il 9 febbraio 2017, il giorno prima dell’interrogatorio. «Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate. Non è che…», dice Giuseppe. «Sì lo so», risponde Andrea. «(Al) massimo se ti infila dentro qualche domanda che non… dici: guardi io non mi ricordo, son passati dieci anni…», conclude il padre. I due vengono intercettati anche il giorno successivo, subito dopo l’interrogatorio. Si confrontano su quanto dichiarato agli inquirenti, con la famosa espressione «ne ho cannata una».
Si parlava di una domanda su quando Sempio avesse ritrovato lo scontrino del parcheggio di Vigevano della mattina del 13 agosto 2007. Ovvero il giorno dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Dopodiché l’amico del fratello della vittima, indagato allora come oggi per l’omicidio, confrontandosi con il padre, osservava: «A parte che erano dalla nostra… perché mi han fatto alcune domande che io ho capito perché me le facevano…». «I pizzini richiedono prima una perizia calligrafica per essere attribuiti a chicchessia», dice all’AdnKronos l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio.
Le analisi patrimoniali
Le analisi patrimoniali hanno accertato il movimento di 40 mila euro partiti dalle zie paterne di Andrea a dicembre 2016. La somma sarebbe arrivata allo zio e da lì al padre. I genitori hanno prelevato contante per poi girarlo al magistrato, secondo l’ipotesi degli inquirenti. Secondo questa ipotesi i genitori di Sempio erano a conoscenza da prima dell’indagine nei confronti del figlio. Così come sapevano delle domande che gli avrebbero fatto durante l’interrogatorio. Agli atti c’è un’intercettazione tra Andrea e il padre in auto dopo il botta e risposta con gli inquirenti: «Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino (quello del parcheggio, il suo alibi per quel 13 agosto 2007, ndr) era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che l’abbiamo ritrovato prima».
Le perquisizioni
Le perquisizioni in corso, nelle dimore dell’ex procuratore di Pavia Venditti, a Pavia, Genova e Campione d’Italia (Como) dove è presidente del cda del Casinò, sono operate dai Carabinieri di Milano e dalla Gdf di Pavia. Altre perquisizioni sono in corso a casa di Giuseppe Sempio e Daniela Ferrari, i genitori di Andrea Sempio, a Garlasco (Pavia). E dove si è trasferito anche Andrea Sempio, che viveva a Voghera (Pavia) dopo l’apertura dell’inchiesta su di lui nel nuovo filone aperto dalla procura di Pavia. Perquisizioni in corso anche nei domicili dei tre zii da parte di padre di Andrea Sempio. E a casa di due carabinieri in congedo che lavoravano nella sezione di Polizia giudiziaria del Tribunale pavese quando era procuratore Venditti.
L’indagine del 2017
La procura di Pavia aprì un fascicolo su Andrea Sempio nel 2017, poi successivamente archiviato. In un documento del 2017 e redatto dalla procura generale di Milano nell’ambito della prima inchiesta, si sottolineava come «la fotografia della scena del crimine (…) esclude Sempio come possibile autore dell’omicidio». Nel testo si evidenziava che «il modo con cui Chiara consente l’ingresso» all’aggressore dimostra l’esistenza di un legame di «profonda confidenza», mentre «le modalità dell’aggressione rivelano un coinvolgimento emotivo particolarmente intenso». Tutti elementi, spiegavano i magistrati, che non trovavano «alcun riscontro nelle evidenze probatorie» relative al rapporto tra Poggi e Sempio.
L’archiviazione
Nell’appunto trasmesso nel 2017 ai pm di Pavia durante la prima inchiesta, poi archiviata, la procura aveva fatto inoltre sapere che «le chiamate del 7 e 8 agosto 2007» di Andrea Sempio a casa Poggi, erano «trasparenti ed esplicite». Ed erano inoltre state fatte «da una persona che non si nasconde», si leggeva. Nell’atto si sottolineava, se mai, che era stata la difesa di Stasi a tentare di confondere le acque. Dopo le tesi della «doppia vita di Chiara» e di un ladro «sconosciuto» entrato in casa, «sostituiva» quest’ultima figura con quella «di un amico del fratello, Andrea Sempio».
Secondo la relazione della procura generale, tali «scarni dati» non avevano però la benché minima «rilevanza», in quanto «si collocano e si esauriscono a distanza di ben 5 giorni dall’omicidio, a ridosso della partenza di Marco per il Trentino, e dopo «l’informazione» della sua assenza a Garlasco. Inoltre, l’incrocio delle testimonianze raccolte, «dello scontrino del parcheggio di Vigevano pagato alle ore 10.18 del 13 agosto e l’orario e lo scambio delle telefonate e dei messaggi con gli amici» Mattia Capra e Roberto Freddi «dimostrano che Sempio dice il vero» in merito a come ha trascorso la mattina dell’omicidio.
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