Arrivano i dazi Ue sull’acciaio cinese, come voleva Trump. Federacciai esulta, come funziona la tassa e da quando parte


L’estate è finita e tra i corridoi della Commissione europea a Bruxelles si torna a parlare di dazi. Non quelli imposti da Donald Trump all’Europa, ma quelli che la stessa Unione europea è pronta ad applicare alla Cina. Mercoledì 8 ottobre, l’esecutivo di Ursula von der Leyen presenterà un pacchetto di misure di salvaguardia per l’industria siderurgica, uno dei settori più in crisi della manifattura europea. Tra dazi americani, prezzi dell’energia alle stelle, regolamenti ambientali e concorrenza cinese, le imprese del Vecchio Continente non riescono a sfornare acciaio come un tempo e faticano a competere con i produttori esteri.
Il triplo scudo dell’Ue contro l’acciaio cinese
Il dialogo tra associazioni di categoria e Commissione europea ha spinto Bruxelles a mettere a punto un pacchetto di misure per il settore siderurgico che sarà adottato e annunciato al pubblico mercoledì prossimo. La novità principale, secondo quanto riferiscono fonti Ue, riguarda soprattutto la stretta sulla Cina, con l’Europa che punta a ridurre di quasi la metà le quote di importazione di acciaio a dazio zero e intende alzare dal 25% al 50% le tariffe sui volumi extra, in linea con i dazi già applicati da Stati Uniti e Canada. Una misura che vuole tutelare la produzione europea, ma anche a rafforzare l’asse con Washington, che chiedeva a Bruxelles di dare vita a un’«alleanza dei metalli», con l’obiettivo di sottrarre quote di mercato alle aziende di Pechino.
Alle barriere tariffarie si somma poi la clausola del «buy european», che imporrà l’acquisto di almeno il 60% di acciaio europeo negli appalti pubblici. E poi, come terza misura contro la concorrenza estera, resta l’applicazione del Cbam, ossia il Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere. In sostanza, si tratta di una tassa ambientale pensata per evitare che chi produce in un Paese extra-Ue con scarse leggi a tutela degli ecosistemi e del clima abbia un vantaggio competitivo sulle aziende europee.
«Non possiamo essere gli unici ad auto-imporci princìpi che gli altri non applicano più», avrebbe detto Stéphane Séjourné, commissario europeo all’Industria, a proposito del mancato rispetto delle regole del Wto da parte di Cina e Stati Uniti. Per motivare la nuova ondata di dazi contro Pechino, l’Ue ricorrerà probabilmente anche alla necessità di accelerare i piani di riarmo, che non possono fare a meno di un settore siderurgico forte e in salute.
Le misure di salvaguardia sull’acciaio
Le attuali misure di salvaguardia dell’Ue sull’acciaio scadono il 30 giugno 2026. E in vista di quella data, l’industria chiede uno scudo più solido contro l’acciaio cinese – in larga parte sovvenzionato dallo Stato – che inonda il mercato del Vecchio Continente. Secondo l’Ocse, l’eccesso globale di produzione di acciaio raggiungerà i 721 milioni di tonnellate entro il 2027. Con gli Stati Uniti che hanno sbarrato il proprio mercato alle aziende cinesi, il timore è che Pechino compenserà il calo di export verso gli Usa puntando con ancora più decisione sull’Europa, dove la produzione di acciaio – tra il 2017 e il 2023 – è scesa da 160 a 126 milioni di tonnellate.

Gozzi (Federacciai): «Il settore è a rischio, fate presto»
Ad applaudire il pacchetto di misure è Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, che mercoledì 1° ottobre ha partecipato in prima persona al vertice convocato dalla Commissione europea con i rappresentanti di categoria. «Ci siamo lamentati per un anno della totale assenza di misure concrete da parte dell’Ue, finalmente sono arrivate. È la prima volta che c’è una protezione così forte per l’acciaio europeo», commenta il presidente di Federacciai a Open.
A riprova del supporto delle istituzioni Ue al settore siderurgico, Gozzi rivela che due vicepresidenti della Commissione europea – il francese Séjourné e l’italiano Fitto – saranno presenti in Italia all’assemblea di Federacciai in programma per novembre. Le proposte che annuncerà Bruxelles nei prossimi giorni passeranno al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio Ue, dove sembra essersi già formata una solida maggioranza in grado di accorciare l’iter legislativo e adottare ufficialmente le nuove misure di salvaguardia entro aprile del prossimo anno.
Foto copertina: EPA/Christopher Neundorf | Una spedizione di acciaio dallo stabilimento di Thyssenkrupp a Duisburg, in Germania