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«Luca e Marirosa vittime di un duplice omicidio mascherato da tragedia domestica». La nuova perizia che riapre il giallo dei “fidanzatini di Policoro”

02 Ottobre 2025 - 17:43 Cecilia Dardana
fidanzatini policoro
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Luca Orioli e Marirosa Andreotta furono trovati senza vita il 23 marzo 1988. La spiegazione ufficiale, allora, parlò di una fuga di monossido di carbonio. Eppure, da subito, qualcosa non convinse tutti

«Luca e Marirosa non morirono per un incidente, ma furono vittime di un duplice omicidio mascherato da tragedia domestica». Con queste parole l’avvocato Antonio Fiumefreddo, legale della famiglia Orioli, ha depositato alla Procura generale di Potenza nuovi atti sulla morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, i fidanzati trovati senza vita a Policoro il 23 marzo 1988. La spiegazione ufficiale, allora, parlò di una fuga di monossido di carbonio: un incidente domestico, tragico ma non sospetto. Eppure, da subito, qualcosa non convinse tutti. Soprattutto la madre di Luca, Olimpia Fuina Orioli, che a questa versione non ha mai creduto e, ancora oggi, a 37 anni di distanza non smette di chiedere di riaprire le indagini.

I tentativi di ribaltare la versione ufficiale

L’avvocato Fiumefreddo ha presentato quindi un’integrazione documentale che punta a ribaltare la versione ufficiale. Ma la perizia criminologica e medico-legale del professor Francesco Bruno e del suo gruppo di specialisti, richiamata dall’avvocato, sostiene che i segni rinvenuti sui corpi indichino tutt’altro: colpi violenti, traumi, ecchimosi e manipolazioni della scena.

La perizia che aveva escluso l’ipotesi di un incidente

Già negli anni ’90 quella perizia aveva escluso l’ipotesi dell’incidente, rilevando in particolare un colpo alla nuca di Marirosa, un trauma ai genitali di Luca, lesioni al volto e al collo, oltre alla presenza di schiuma polmonare compatibile con un possibile annegamento. A questi elementi si aggiungono anomalie nella disposizione dei corpi e testimonianze discordanti. Nonostante ciò, la magistratura ha sempre mantenuto la tesi della morte accidentale. Una conclusione mai accettata da Olimpia Fuina, madre di Luca, che da quasi quarant’anni chiede di conoscere la verità. Nel tempo si è arrivati anche alla riesumazione dei corpi, senza però risultati risolutivi.

La richiesta di avocare le indagini

Dopo l’ennesimo rigetto della Procura di Matera alla riapertura del caso, la difesa ha chiesto che sia la Procura generale di Potenza ad avocare le indagini. «Lo Stato – ha concluso Fiumefreddo – deve finalmente alle famiglie un accertamento pieno della verità e delle responsabilità». Il giallo dei fidanzati di Policoro, mai davvero chiarito, torna così di nuovo al centro della scena giudiziaria.

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