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Il Dpfp in Parlamento, Giorgetti: «Giù le tasse sui redditi, più soldi alla sanità». E un «aumento graduale» delle spese militari

03 Ottobre 2025 - 09:44 Alba Romano
dpfp-giorgetti
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Nella relazione introduttiva al documento di finanza pubblica, il ministro dell'Economia rivendica la linea prudente sul debito: «Ricomincerà a scendere dal 2027»

È arrivato al Parlamento nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 ottobre il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), che scatta una fotografia dello stato di salute dell’economia italiana e rappresenta un punto di partenza per ciò che sarà inserito nella prossima legge di Bilancio. Nei primi giorni della prossima settimana è atteso un ciclo di audizioni, in vista dell’arrivo in Aula del documento giovedì 9 ottobre. Il documento messo a punto dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, conferma la «linea di ferma e prudente responsabilità» in materia di politiche fiscali e prevede di contenere il deficit sotto la soglia del 3% – come richiesto dall’Ue – già a partire dal 2025 e non, come si stimava lo scorso anno, dal 2026.

Giorgetti: «Meno tasse sui redditi, più soldi alla sanità»

Di fronte a un contesto globale a dir poco complesso, l’Italia – scrive Giorgetti nella relazione introduttiva al Dpfp – «sta godendo di un periodo di stabilità politica, condizione essenziale per garantire la resilienza dell’economia di fronte a eventuali shock e per mettere in campo azioni di ampio respiro in grado di favorire una riduzione nel medio periodo dell’elevato debito pubblico del Paese». A proposito di ciò che il governo intende fare con la prossima legge di Bilancio, il titolare del Mef scrive: «Con la manovra si darà luogo a una ricomposizione del prelievo fiscale, riducendo l’incidenza del carico sui redditi da lavoro, e si garantirà un ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale. Inoltre, al fine di dare continuità agli interventi approvati dal Governo, saranno previste specifiche misure volte a stimolare gli investimenti delle imprese e a garantire la competitività».

Gli sforzi per ridurre il debito pubblico

Il Dpfp confezionato da Giorgetti e approvato in Cdm conferma anche la linea prudente in materia di conti pubblici. «Un livello così elevato del rapporto debito/Pil, eredità di politiche economiche che per decenni hanno attribuito scarsa importanza a un uso accorto delle risorse pubbliche, costituisce un ostacolo allo sviluppo futuro del Paese e all’equità intergenerazionale», scrive il titolare del Mef nella relazione introduttiva. Dopodiché, rivendica i risultati conseguiti dal governo e rilancia sugli obiettivi futuri: «Il deficit è previsto collocarsi intorno alla soglia del 3% del Pil quest’anno, per poi continuare la sua discesa nei prossimi anni, confermando quindi l’attesa di uscita dell’Italia dalla Procedura per disavanzi eccessivi. Anche per il debito pubblico in rapporto al Pil resta valida la previsione di ripresa del sentiero di discesa dal 2027 in poi, una volta esaurito l’impatto di cassa dei crediti di imposta legati ai bonus edilizi».

Più spese militari? Sì, ma l’aumento sarà graduale

Nella relazione introduttiva al Dpfp, Giorgetti affronta anche il tema dell’aumento delle spese per la Difesa, che «dovrà essere graduale, onde garantire una coerenza con lo sviluppo dell’offerta nazionale e non spiazzare altre componenti di spesa con un impatto significativo sulla crescita potenziale del Paese e sul benessere dei cittadini». A proposito della necessità di aumentare la capacità di difesa a livello europeo, un tema che suscita discrete tensioni tra le diverse anime della maggioranza, «l’Italia, pur avendo già espresso l’interesse a ricorrere allo strumento finanziario europeo Safe, ritiene necessario effettuare ulteriori approfondimenti sul più ampio tema delle capacità di difesa e sulle compatibilità finanziarie prima di decidere se avvalersi della clausola di salvaguardia nazionale. Ciò anche per non compromettere il consolidamento fiscale».

Foto copertina: ANSA/Maurizio Brambatti | Il ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, nel corso di un question time al Senato

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