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La lettera di Puff Daddy ai giudici: «In carcere sono rinato, lasciatemi vivere». Oggi la sentenza: ecco cosa rischia

03 Ottobre 2025 - 15:44 Ugo Milano
Puff Daddy e il compleanno in prigione
Puff Daddy e il compleanno in prigione
Attesa per oggi la proclamazione della pena per il rapper e produttore statunitense in carcere per traffico finalizzato alla prostituzione

È attesa per oggi, venerdì 3 ottobre, la sentenza negli Usa per Sean «Diddy» Combs – il rapper e discografico noto anche con il soprannome di «Puff Daddy». Il 55enne americano comparirà davanti a un giudice federale a Manhattan, dopo che lo scorso luglio la giuria lo ha scagionato dalle accuse più gravi che gli venivano contestate: tratta di esseri umani a fini sessuali e associazione a delinquere. I giurati lo hanno comunque ritenuto colpevole di due capi d’accusa, relativi al traffico finalizzato alla prostituzione. I fatti per cui è stato condannato Combs riguardano una serie di pressioni che avrebbe esercitato su due ex partner affinché avessero rapporti sessuali sotto l’effetto di droghe e con l’ausilio di escort.

Cosa rischia Diddy

Ora spetta al giudice Arun Subramanian il compito di stabilire la pena che dovrà scontare Sean Combs. Gli avvocati che difendono il rapper premono affinché non superi i 14 mesi, il che, considerando la pena già scontata, consentirebbe a Diddy di tornare libero entro la fine del 2025. Ma i pubblici ministeri chiedono una pena ben più lunga: 135 mesi di carcere, ovvero 11 anni e 3 mesi. Se fosse stato ritenuto colpevole anche dei capi di imputazione più gravi, il rapper newyorchese avrebbe rischiato l’ergastolo. In ogni caso, il team legale di Combs ha pronta una doppia strategia: il ricorso in secondo grado e il pressing dei supporters di Diddy sulla Casa Bianca affinché Donald Trump gli conceda la grazia presidenziale.

La lettera al giudice: «Sono rinato»

In una richiesta presentata la scorsa settimana, Sean Combs ha chiesto di poter scrivere una lettera al giudice, prima che venga annunciata la sentenza. Una mossa per certi versi inaspettata, se si considera che il rapper non ha mai voluto testimoniare durante il processo a suo carico. Nella missiva rivolta al giudice federale Arun Subramanian, Diddy assicura di aver sperimentato un «reset spirituale» in carcere e chiede di essere rilasciato per tornare dai suoi figli e da sua madre. «Il vecchio me è morto in prigione e una nuova versione di me è rinata. La prigione ti cambia o ti uccide: io scelgo di vivere. Non mi interessano più né i soldi né la fama. Non c’è niente di più importante per me della mia famiglia», scrive l’ex superstar dell’hip hop americano nella lettera al giudice.

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