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Puff Daddy condannato a 4 anni di carcere, non basta il pentimento davanti al giudice: resta la speranza della grazia di Donald Trump

03 Ottobre 2025 - 23:04 Ugo Milano
Ex modella di Playboy racconta le feste di Puff Daddy
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Già in carcere per traffico finalizzato alla prostituzione, l'ex re dell'hip hop dovrà scontare oltre 50 mesi in prigione. Secondo il giudice, una pena necessaria per mandare «un messaggio agli autori degli abusi sulle donne e alle vittime»

Un giudice di New York, Arun Subramanian, ha condannato Sean “Diddy” Combs a oltre quattro anni di prigione, per «gravi offese di carattere sessuale che hanno irreparabilmente danneggiato due donne». Il giudice ha spiegato che una condanna «significativa» è necessaria «per mandare un messaggio sia agli autori degli abusi che alle vittime». L’ex re dell’hip hop, noto anche come Puff Daddy, che in agosto aveva chiesto a Donald Trump il perdono presidenziale, in extremis aveva fatto mea culpa in aula definendo «disgustoso» il suo comportamento. Lo scorso luglio la giuria lo ha scagionato dalle accuse più gravi che gli venivano contestate: tratta di esseri umani a fini sessuali e associazione a delinquere. I giurati lo hanno comunque ritenuto colpevole di due capi d’accusa, relativi al traffico finalizzato alla prostituzione. I fatti per cui è stato condannato Combs riguardano una serie di pressioni che avrebbe esercitato su due ex partner affinché avessero rapporti sessuali sotto l’effetto di droghe e con l’ausilio di escort.

Cosa rischia Diddy

Gli avvocati che difendeva il rapper avevano spinto per una condanna non superiore a 14 mesi. Considerando la pena già scontata, avrebbe consentito a Diddy di tornare libero entro la fine del 2025. Ma i pubblici ministeri avevano chiesto una pena di 135 mesi di carcere, ovvero 11 anni e 3 mesi. Se fosse stato ritenuto colpevole anche dei capi di imputazione più gravi, il rapper newyorchese avrebbe rischiato l’ergastolo. In ogni caso, il team legale di Combs ha pronta una doppia strategia: il ricorso in secondo grado e il pressing dei supporters di Diddy sulla Casa Bianca affinché Donald Trump gli conceda la grazia presidenziale.

La lettera al giudice: «Sono rinato»

In una richiesta presentata la scorsa settimana, Sean Combs ha chiesto di poter scrivere una lettera al giudice, prima che venga annunciata la sentenza. Una mossa per certi versi inaspettata, se si considera che il rapper non ha mai voluto testimoniare durante il processo a suo carico. Nella missiva rivolta al giudice federale Arun Subramanian, Diddy assicura di aver sperimentato un «reset spirituale» in carcere e chiede di essere rilasciato per tornare dai suoi figli e da sua madre. «Il vecchio me è morto in prigione e una nuova versione di me è rinata. La prigione ti cambia o ti uccide: io scelgo di vivere. Non mi interessano più né i soldi né la fama. Non c’è niente di più importante per me della mia famiglia», scrive l’ex superstar dell’hip hop americano nella lettera al giudice.

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