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Quelli che vanno a vivere in montagna, tra smart working e bonus: «Qui troviamo la nostra dimensione»

06 Ottobre 2025 - 08:08 Alessandro D’Amato
vivere in montagna
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100 mila abitanti in più tra 2019 e 2023, 35 mila solo nel 2024: «Vivere a 600 metri non è più isolamento, ma scelta consapevole»

Nel 2024 35 mila italiani hanno scelto di trasferirsi in montagna. Altri 100 mila lo avevano fatto dal 2019 al 2023: lo dice il Rapporto “Montagne Italia 2025” dell’Uncem. 12 mila italiani e 22 mila gli stranieri nell’ultimo anno. I sociologi la definiscano migrazione verticale. E si accompagna alla fuga dai centri urbani. «La pandemia e il telelavoro hanno accelerato un processo già in corso», osserva con Il Messaggero Filippo Barbera, sociologo economico dell’Università di Torino: «Vivere a 600 metri non è più isolamento, ma scelta consapevole».

Andare a vivere in montagna

A crescere, spiega il quotidiano sono soprattutto le aree montane del Nord e del Centro Italia. Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Lombardia e Lazio guidano la classifica delle regioni più attrattive. Seguite da Veneto, Toscana e Umbria. Qui le amministrazioni locali hanno avviato politiche mirate. Dagli sgravi fiscali alle case a 1 euro (70 i comuni che partecipano al progetto), fino ai bonus per chi apre imprese in quota. 285 comunità territoriali su 387 hanno registrato nel 2024 un saldo migratorio positivo. Le aree montane del sud invece continuano a perdere popolazione. Anche perché secondo i dati Bes-Istat 2023, Trento, Bolzano e Aosta si collocano ai vertici nazionali per soddisfazione lavorativa, con oltre il 60% degli occupati che dichiarano di amare il proprio lavoro.

Smart working e bonus

Lo smart working e i bonus fino a 100 mila euro favoriscono gli insediamenti. E tra chi è scappato dalla città c’è Max Laudadio, 54 anni, conduttore tv e radio. Ha lasciato Milano per Cuasso al Monte, un borgo di 3.000 mila abitanti nella provincia di Varese, al confine con la Svizzera. A causa dell’otite da inquinamento della figlia Bianca. «Non pensavo potesse esistere un’infiammazione legata all’inquinamento da città. Bianca aveva un’otite cronica, prendeva antibiotici di continuo. Il medico ci disse “Se avete l’opportunità portatela in montagna o al mare”. A quel punto senza pensarci siamo partiti, e da allora non ha più preso un antibiotico. Sono 18 anni che viviamo in una baita in mezzo al bosco. E mia moglie è anche sindaco del paese», spiega.

La montagna cambia

Laudadio spiega che «la montagna ci ha cambiati in tutto. Bianca, che oggi ha 22 anni, è cresciuta in un luna park naturale: niente traffico, libertà, animali ovunque. Per noi è stato uno stravolgimento totale: è migliorata la salute, ma soprattutto il modo di vivere. Io e mia moglie, appassionati di natura e trekking, abbiamo trovato qui la nostra dimensione. Ho fondato ON, un’associazione ambientalista che organizza eventi nel borgo, come il villaggio di Natale con pista di pattinaggio ecologica a impatto zero».

E ancora: «Il rapporto con le persone cambia notevolmente. A Milano non sapevo chi abitava sul mio stesso pianerottolo, qui so nome e cognome di tutti. Nel bar del paese, l’unico che c’è, ci si ritrova ogni mattina: si parla, ci si ascolta. C’è un’autenticità e una relazione con gli altri che in città si è persa. La vita rallenta e il tuo orologio interiore va più piano. Ti addormenti guardando le montagne, non uno skyline. È un’altra dimensione. E anche se lavoro ancora a Milano, ogni sera non vedo l’ora di tornare alla mia baita».