Maria Rosaria Boccia candidata in Campania? Bandecchi la corteggia, lei rifiuta: «Ma lui ha avuto il coraggio di pubblicare il mio libro»


Maria Rosaria Boccia ha declinato l’invito di Stefano Bandecchi, leader di Alternativa Popolare e sindaco di Terni, a candidarsi in Campania per le elezioni regionali del 23 e 24 novembre. In un’intervista rilasciata a LaPresse, Bandecchi aveva riferito di aver chiesto a Boccia di candidarsi con la sua formazione politica: «È una situazione in itinere, la stiamo valutando ed entro una settimana decideremo. Io ho chiesto a Maria Rosaria Boccia di candidarsi in Campania, ma lei non ha ancora deciso». Il leader di Alternativa Popolare aveva poi spiegato le ragioni della proposta, sottolineando la propria vicinanza alla vicenda personale di Boccia, al centro di un caso mediatico e giudiziario: «Ritengo che la storia in cui è stata coinvolta sia estremamente preoccupante per la Repubblica e che Boccia sia una vittima».
La risposta di Boccia
Ma Boccia ora toglie ogni dubbio. «Ho letto le dichiarazioni del presidente Bandecchi. Confermo che mi ha chiesto di candidarmi, ma preciso che non ho accettato», ha affermato l’imprenditrice. «Detto questo ringrazio sinceramente il presidente per aver avuto il coraggio e la libertà di pubblicare il mio libro. Su quello, sì, ci siamo trovati d’accordo», ha aggiunto.
Un libro in arrivo
Lo stesso Bandecchi aveva annunciato che la sua casa editrice pubblicherà il libro di Maria Rosaria Boccia, un progetto che considera già certo. «Che io pubblicherò il suo libro è sicuro, che io penso che Boccia abbia ragione è certo»
L’inchiesta a carico di Boccia
Sul fronte giudiziario, Maria Rosaria Boccia, è al centro di un’inchiesta dei pm di Roma, che hanno chiesto il rinvio a giudizio lo scorso 30 settembre. Le contestazioni a suo carico comprendono stalking aggravato, lesioni, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione e false dichiarazioni nel curriculum, legate all’organizzazione di alcuni eventi. Secondo gli atti, Boccia avrebbe messo in atto comportamenti ossessivi e intrusivi nei confronti dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, provocandogli ansia, stress, dimagrimento e pensieri suicidi. Tra le pressioni contestate ci sono anche richieste di consegna del telefono cellulare dell’ex ministro, delle password e di accesso remoto, oltre a registrazioni di conversazioni tra Sangiuliano e la moglie. Il caso sarebbe culminato in un litigio violento, durante il quale Sangiuliano avrebbe riportato un graffio sulla fronte.