Ilaria Salis, oggi al Parlamento Ue il voto segreto sull’immunità. Weber (Ppe): «Giusto revocarla». Lei in aula


Da Strasburgo – «Sarò in aula a testa alta, ad affrontare il verdetto del Parlamento europeo». Con queste parole, Ilaria Salis si prepara al delicato voto di oggi a Strasburgo, dove gli eurodeputati sono chiamati a decidere se revocarle o meno l’immunità parlamentare. L’attivista ed europarlamentare di Alleanza verdi sinistra è accusata dalla giustizia ungherese di aver aggredito alcuni militanti neonazisti durante una manifestazione dell’estrema destra a Budapest. Un episodio avvenuto prima della sua elezione. Salis e i gruppi che la sostengono – in particolare Verdi, Socialisti, Sinistra e Liberali – parlano di «persecuzione politica» orchestrata dal premier ungherese Viktor Orbán. Per loro, la deputata italiana va difesa, anche per la natura controversa del processo a suo carico.

Il voto segreto e i numeri
Tocca a una votazione segreta stabilire le sorti di Salis. Come già avvenuto lo scorso 23 settembre in Commissione Affari Giuridici – dove era stata confermata l’immunità parlamentare dell’eurodeputata – anche nell’aula di Strasburgo saranno decisivi i voti dei 188 eurodeputati del Partito popolare europeo (PPE), il gruppo più numeroso dell’emiciclo, che ha però annunciato compattezza nel votare per la revoca. Come anticipato anche dal leader italiano Antonio Tajani. Una linea che è stata ribadita oggi dal presidente del gruppo popolare al Pe, Manfred Weber, nel corso di una conferenza stampa a Strasburgo. «Come Ppe siamo favorevoli al rispetto dello stato di diritto e quindi al rispetto del regolamento del Parlamento europeo: i nostri consiglieri giuridici ci hanno detto che è giusto revocare l’immunità a Ilaria Salis perché il suo reato è stato commesso prima del suo mandato».
I numeri, per ora, non sembrano sorridere all’eurodeputata. I gruppi che la sostengono non hanno i voti per raggiungere la maggioranza. Ma le assenze in aula, il voto segreto e i franchi tiratori, annidati con ogni probabilità tra i popolari, potrebbero rivelarsi decisivi e influenzare l’esito finale. «Il voto sarà sul filo di lana, a scrutinio segreto. Noi siamo contrari alla revoca, perché per noi lo stato di diritto è importante, e riteniamo che l’Ungheria non lo rispetti», ha detto il capogruppo dei Verdi Bas Eickhout, durante una conferenza stampa a Strasburgo. «Tutto dipenderà dal Ppe e da Ecr, dalle delegazioni nazionali che non sempre fanno ciò che dicono. Con Ecr, infatti, non si sa mai», ha concluso.
Cosa si vota oggi?
Durante l’iter in commissione Juri di fine settembre, il relatore Adrián Vázquez Lázara (spagnolo del Ppe) aveva proposto la revoca dell’immunità, ritenendo che non esistesse alcun “fumus persecutionis”, ossia nessuna volontà politica del governo ungherese di perseguitare Salis per le sue idee, anche perché i fatti contestati sono precedenti alla sua elezione. Al contrario, la relazione del presidente della commissione Juri, il bulgaro Ilhan Kyuchyuk (Renew Europe), votata oggi, sostiene che esistano prove concrete che il procedimento giudiziario nei suoi confronti miri a ostacolarne l’attività politica come eurodeputata.
Il testo rappresenta anche una critica netta al governo di Orbán: il Parlamento evidenzia che Salis è stata sottoposta a condizioni dure durante la detenzione, e che il tribunale di Budapest non ha preso provvedimenti nei confronti di altri partecipanti alla manifestazione del cosiddetto “Giorno d’Onore” del 2023 – un evento di matrice neonazista. Secondo il relatore, l’obiettivo principale della richiesta di revoca dell’immunità sarebbe quello di mettere a tacere l’europarlamentare per via delle sue opinioni politiche e del suo impegno contro le commemorazioni neonaziste, alla base del suo attivismo e della sua attività parlamentare.
Cosa succede se revocano l’immunità a Salis?
Se l’eurodeputata italiana dovesse perdere l’immunità parlamentare, il processo a suo carico in Ungheria potrebbe riprendere. Tuttavia, anche in caso di revoca, un suo immediato arresto non sarebbe automatico: per finire in carcere servirebbe un mandato di arresto europeo. Nei giorni scorsi, il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, ha reso pubbliche le coordinate del carcere dove Salis potrebbe essere detenuta, alimentando la tensione attorno al caso. Ma l’estradizione potrebbe non essere così immediata. «Potrei essere riconsegnata a chi mi ha trascinato in tribunale al guinzaglio e in catene, a chi mi ha tenuta in carcere per oltre quindici mesi in condizioni disumane», aveva denunciato Salis. L’immagine simbolo della sua detenzione – incatenata e in manette davanti alla Corte di Budapest – aveva scosso profondamente l’opinione pubblica italiana, suscitando indignazione anche tra esponenti della maggioranza di governo. Il voto su Salis arriverà dopo quello che riguarda un altro caso politicamente sensibile: quello del leader ungherese d’opposizione Péter Magyar, avversario di Viktor Orbán, per il quale i socialisti stanno cercando di ottenere protezione. Non si esclude che la sequenza dei due voti possa rappresentare una sorta di bilanciamento simbolico agli occhi dell’opinione pubblica europea.
Foto copertina: ANSA / OLIVIER HOSLET | Ilaria Salis durante una conferenza stampa a Bruxelles, 24 settembre 2025