Ramy Elgaml, si riapre il caso sulla morte del 19enne. La procura chiede una nuova perizia: «Così impossibile ricostruire chi ha colpa»


Per stabilire l’esatta dinamica che ha causato la morte di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto a seguito di un inseguimento con i carabinieri per le strade di Milano, servirà altro tempo. O meglio un’altra perizia dato che tutte le relazioni depositate dai consulenti – compreso quello nominato dalla procura – sono giunte a «conclusioni divergenti» che non consentono una «ricostruzione univoca dell’evento». Per questo gli inquirenti, pur avendo già chiuso le indagini, sono disposti a riaprirle e ad attendere un’ultima lettura sui fatti prima di procedere alle eventuali richieste di rinvio a giudizio. Al momento risultano indagati per omicidio stradale Fares Bouzidi, l’amico di Ramy che guidava lo scooter, e il carabiniere Antonio Lenoci alla guida dell’auto.
Le conclusioni del perito della procura: «Inseguimento corretto»
Di quell’inseguimento, avvenuto dal centro di Milano a Corvetto la notte del 24 novembre 2024, si sa tanto, auasi tutto, ma non basta. Le contraddizioni sono evidenti anche solo confrontando le conclusioni tratte dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini a chiusura indagini con quelle del perito da loro nominato, Marco Romaniello. Secondo l’ingegnere, infatti, il militare alla guida aveva rispettato le procedure previste negli inseguimenti e il contatto con lo scooter era stato un «esito drammatico e imprevedibile» di una manovra improvvisa dello scooter, che avrebbe tagliato la traiettoria dell’Alfa Romeo dei militari. A essere fatale per Ramy Elgaml sarebbe poi stato il contatto con il semaforo, smaltito dall’azienda dei rifiuti di Milano due giorni dopo l’incidente e quindi non analizzabile.
La posizione della procura: «Carabiniere imprudente in 4 modi»
Se «una tale evoluzione non era minimamente prevedibile» secondo il perito, per i pm la questione è molto diversa. Secondo loro, infatti, il carabiniere avrebbe «violato le regole di diligenza e prudenza» in quattro modi: non calcolando la condotta avventata del conducente della moto né la natura del veicolo inseguito (con due persone a bordo, una senza casco), viaggiando a velocità troppo elevate e per troppo tempo (8 minuti).
Le richieste ai periti: «Controllare se rispettarono il Codice della strada»
È per questo che, per provare a fare chiarezza una volta per tutte su quanto accaduto all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, la procura di Milano ha chiesto al giudice di disporre una nuova perizia, che probabilmente sarà effettuata da un collegio di esperti. Allegando alla richiesta una serie precisa di domande a cui rispondere. In particolare, i pm ritengono necessario sapere «se la condotta di guida tenuta dalle parti coinvolte sia stata conforme ai principi di diligenza e prudenza nonché alle norme del Codice della strada». E, se sì, chiedono di precisare quanto hanno inciso sull’incidente mortale.