Foschi segreti 2/ La crioterapia di Conte e Cuperlo, l’apparizione di madonna Marta a Montecitorio, la preoccupazione economica per Francesca Albanese


Gianni Cuperlo sembra il personaggio politico del momento nel campo largo del centrosinistra. Mercoledì 8 ottobre lo ha voluto al tavolo con lei all’ora di pranzo la segretaria del Pd, Elly Schlein, che per un ora ha parlato fitto fitto con lui delle grandi questioni del momento. Giovedì 9 ottobre mentre tutti erano in aula poco dopo l’ora di pranzo è stato rapito invece dal leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, che lo ha portato nel cortile di Montecitorio sedendo poi con lui sulla simbolica panchina rossa contro la violenza sulle donne che volle installare lì l’allora presidente della Camera, Roberto Fico, che oggi è il candidato governatore del campo largo nelle regionali in Campania. Avranno parlato di lui Conte e Cuperlo? O avranno discusso di come fare a rimettere in piedi il campo largo dopo i due ko in Marche e Calabria? A sentire i due nulla di tutto questo.
Il fascino oscuro della crioterapia
«Abbiamo discusso a lungo di Peter Thiel», assicura Cuperlo mentre Conte annuisce, «e in particolare della sua idea sulla crioterapia, perché ha firmato per essere crioconservato dopo la morte». Affascinati e un po’ inquietati entrambi dalla storia dell’imprenditore che ha fondato PayPal e oggi con Palantir sta facendo affari miliardari negli Usa di Donald Trump. «La crioterapia? Forse un po’ troppo innovativa anche per uno come me», ha commentato tutto serio Conte. Che poi però ha sorriso alla battuta di un giornalista presente: «Per lei però è tardi… L’avesse usata nel 2019-2020 poi dopo cento anni si sarebbe potuto risvegliare ancora presidente del Consiglio, oggi non più…». Però il leader del M5s ha accarezzato l’idea di convincere Giorgia Meloni ad aderire al programma. Con lei congelata 100 anni una speranza di tornare a Palazzo Chigi in effetti ci sarebbe ancora…
Il miracolo dell’apparizione di Marta Fascina tutta per Nordio, Piantedosi e Mantovano

Giovedì 9 ottobre a metà mattinata a Montecitorio si è ripetuto un miracolo assai meno frequente dello scioglimento del sangue di San Gennaro: quello dell’apparizione in aula della deputata forzista Marta Fascina, fidanzata vedova inconsolabile del compianto Silvio Berlusconi. Il più colpito da questa apparizione è sembrato in Transatlantico il leader degli azzurri, Antonio Tajani, che quando se l’è trovata di fronte ha sgranato gli occhi come fece la giovane Bernadette Soubirous nella grotta di Lourdes, trovandosi di fronte la Madonna. Tajani se l’è baciata ed abbracciata, e l’ha portata subito in buvette a bere qualcosa, nella speranza di non avere avuto una allucinazione. Il piccolo conto è poi stato saldato dal sottosegretario alle Infrastrutture, Tullio Ferrante, già compagno di scuola della Fascina e nell’occasione suo accompagnatore in aula. A beneficiare del miracolo sono stati i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, oltre che il sottosegretario Alfredo Mantovano. Per ben tre volte la Fascina ha infatti votato probabilmente (il voto era segreto) per respingere la richiesta di processare Nordio, Piantedosi e Mantovano sul caso Almasri. Il gesto è stato così intenso per la Fascina da non consentirle di partecipare anche alla quarta votazione di giornata, quella sul Dpfp di Giancarlo Giorgetti. Ma tre votazioni su quattro sono comunque il 75% di quelle di giornata. E il miracolo è certificato: da inizio della legislatura la Fascina ha partecipato solo al 5,73% delle votazioni alla Camera dei deputati.
Il dubbio serpeggia a Montecitorio: come arriva a fine mese Francesca Albanese?

In un capannello di parlamentari a Montecitorio c’era chi si chiedeva come facesse «ad arrivare a fine mese» Francesca Albanese, e qualcuno perfino come riuscisse a «mettere insieme il pranzo con la cena». Preoccupazione legittima da quando la poveretta è stata inserita dagli Usa nella lista nera dell’Ofac, che le impedisce – come da lei stessa spiegato – di utilizzare un conto corrente bancario o una carta di credito per vivere. L’unica soluzione possibile per pagarsi da vivere sarebbero dunque i contanti, ma non è semplice remunerarla così. «Avrà aperto un conto corrente chissà dove tramite Revolut», assicurava qualcuno nel capannello, mentre c’era chi azzardava: «la aiuterà il marito, che lavora alla Banca mondiale a Tunisi». Ed è certamente possibile. Lei stessa per altro dal decreto americano che le ha imposto le sanzioni risulta residente a Tunisi, anche se di nazionalità italiana e con passaporto italiano «n. YA4652441 con scadenza 8 gennaio 2024», un documento quindi scaduto. Ma da tempo come è chiaro dalle cronache quotidiane e dalle sue apparizioni in tv la Albanese è in Italia, paese in cui perfino Banca Etica ha dovuto rifiutarle l’apertura di un conto corrente.
Il patrimonio di Francesca Albanese
Il suo problema è quello degli strumenti di pagamento, non certo quello delle risorse economiche. La Albanese viene da una famiglia più che benestante di Ariano Irpino, in provincia di Avellino. Quando a metà degli anni Novanta scomparve papà Francesco lasciò in eredità ai figli Francesca Paola, Giuseppe e Raffaella (e naturalmente alla moglie Libera) un discreto patrimonio: 7 appartamenti, 4 abitazioni rurali, 3 negozi/botteghe, 3 magazzini e 9 terreni. Negli anni gli eredi hanno venduto qualche immobile (certo ai prezzi di mercato di Ariano Irpino) e gli altri se li sono divisi. La stessa Francesca Paola per ogni necessità ha ancora lì intestati due appartamenti (uno da 10,5 vani), un negozio e un fabbricato da 230 metri quadrati accatastato come autorimessa.