Pescara, l’ex marito e il femminicidio annunciato sui social. «È pronta la valigia per il carcere»


Aveva scritto tutto, nero su bianco. «È pronta la valigia per andare in carcere». Poche parole pubblicate sui social, che oggi suonano come una condanna annunciata. Ieri mattina, giovedì 9 ottobre, Antonio Mancini, 70 anni, ha ucciso l’ex moglie, Cleria Mancino, 66, sparandole in strada davanti a una farmacia del paese, a Lettomanoppello, nel Pescarese. Poi ha aspettato l’arrivo dei carabinieri, senza tentare la fuga. Il figlio della vittima, Camillo, non riesce a darsi pace. «Sapevano che aveva una pistola. L’ho segnalato più volte, ma nessuno ha fatto nulla», ha raccontato al Tgr Abruzzo. Secondo il giovane, l’uomo possedeva l’arma da tempo, nonostante i precedenti litigi e le denunce per comportamenti minacciosi. «Andava disarmato, era pericoloso», dice oggi, con la voce spezzata.
L’omicidio in pieno giorno
La tragedia si è consumata in pochi minuti, davanti ad alcuni testimoni. Cleria Mancino era uscita per alcune commissioni. Il suo ex marito l’avrebbe raggiunta in auto, le avrebbe urlato qualcosa e avrebbe aperto il fuoco. La donna è caduta sull’asfalto, colpita a morte. Chi era nei pressi della farmacia ha chiamato i soccorsi, ma per lei non c’è stato nulla da fare.
I post minacciosi sul web
Sui social, Mancini si firmava “Antonio Ayatollah”. Negli ultimi mesi aveva pubblicato frasi dal tono cupo e vendicativo: «Sfogherò tutta la rabbia accumulata», «Ho chiuso i conti con il passato».
Viveva solo, in una casa poco fuori dal centro abitato. Ex operaio, si era isolato da tempo. «Non parlava quasi con nessuno», raccontano i vicini. «Ma tutti sapevano che non aveva accettato la separazione».
Le indagini della Procura di Pescara
La Procura di Pescara indaga ora non solo sull’omicidio, ma anche su eventuali responsabilità per omissione di controllo. Se verrà confermato che Mancini deteneva legalmente la pistola, si aprirà un nuovo capitolo per chiarire chi avrebbe dovuto intervenire per impedirgli di usarla. Le autorità locali parlano di una tragedia evitabile. «Serve più prevenzione, più ascolto», ha detto il sindaco di Lettomanoppello, come riporta Repubblica. «Non bastano le parole, servono azioni concrete». Per suo figlio, comincia un’altra battaglia. «Voglio giustizia per mia madre», dice. «È stata uccisa due volte: prima dalla violenza, poi dall’indifferenza».