La grande sconfitta della Lega in Toscana: «Vannacci ha distrutto il partito». E Zaia pensa all’addio


I risultati definitivi delle elezioni in Toscana dicono che la Lega ha raggiunto il 4,38%. Appena quattro centesimi più del Movimento 5 Stelle. E meno, molto meno di Forza Italia (6,17), Alleanza Verdi Sinistra (7,1%) e persino Toscana Rossa (4,51%). Una Caporetto per l’ex generale Roberto Vannacci, che si aspettava ben altro risultato nella sua terra. «Se questo è l’effetto Vannacci speriamo che prosegua», dice la segretaria del Pd Elly Schlein. Ma il nervosismo è maggiormente palpabile all’interno del Carroccio. Nei confronti del segretario Matteo Salvini, che ha voluto il pensionato delle forze armate. «Ha distrutto il partito», è l’accusa. E Luca Zaia minaccia l’addio.
La débâcle della Lega in Toscana
Le preferenze in totale sono 54 mila. Ovvero quasi la metà rispetto alle 102 mila delle Europee che risalgono a un anno e mezzo fa. Lui, su Facebook, dopo i complimenti di rito a Giani se la prende con l’astensionismo: «Chi non ha votato, 1 toscano su 2, non si lamenti perché se non partecipi poi non hai alcun diritto di pretendere». In Toscana però la percentuale parla. E dice che il Carroccio ha preso meno voti rispetto alle Marche (7,3%) e Calabria (9,4%). Anche alle politiche era andata meglio: 6,5%. Mentre nel 2020 la leghista Susanna Ceccardi, candidata, portò il partito al 21%. E nel 2015 Claudio Borghi lo fece arrivare al 16%.
La grande sconfitta
La gestione della campagna elettorale è stata movimentata. Ceccardi e Giovanni Galli sono stati esclusi dalle liste. Molti gli addi a livello locale. «È stato distrutto un partito per regalare un posto agli amici di Vannacci», ha detto ieri Alessandro Santini, già capogruppo a Viareggio. Il candidato di Fratelli d’Italia Alessandro Tomasi punta il dito con Repubblica proprio sul Carroccio: «Se i numeri sono questi, evidentemente qualcosa non ha funzionato. Ma l’analisi spetta a quel partito, non a me. Se ne occuperanno loro di valutare come hanno deciso di impostare la campagna elettorale e di come comporre le liste. Noi abbiamo sempre creduto nel lavoro di gruppo, non solo nei frontman ma in tutti gli uomini e le donne che lavorano dietro, magari in secondo piano, quotidianamente».
Il problema Zaia
Ora ci sono Veneto e Campania. E Zaia sta perdendo le chance di comparire con il suo nome sul simbolo. Repubblica fa sapere che la scritta “Zaia” sotto allo spadone, gli hanno detto da via Bellerio, non ci sarà. Anche perché nel caso dovrebbe sparire pure il riferimento a «Salvini premier», sostituito dal nome del candidato governatore: in Veneto, ma anche in Puglia e in Campania. Secondo il governatore «il veto non arriva da FdI». E allora va cercato in casa. Zaia ha maturato la convinzione dopo aver sentito Giorgia Meloni. In attesa di un incontro a Roma, che avverrà probabilmente la prossima settimana.
L’uscita dal Carroccio
Zaia con i suoi evoca quasi una clamorosa fuoriuscita dal Carroccio: «Vedrò dove impegnarmi in futuro…». Ma lo dice anche davanti ai microfoni: «Se sono un problema vedrò di renderlo reale, il problema. Cercherò di organizzarmi in maniera tale da rappresentare fino in fondo i veneti». E ancora: «La campagna elettorale sarà purificatoria, lì si vedono i numeri, chi conta, chi ha parlato troppo». Il finale: «Io sono ancora vivo». La Lega chissà.